NEW YORK (WSI) – Dopo numerosi annunci, l’addio agli studi di settore e’ ora definitivo e prende forma nel decreto fiscale varato sabato scorso in Consiglio dei ministri. Si tratta di una rivoluzione che interesserà circa 3,6 milioni tra autonomi, imprese e società.
Per raggiungere queste finalità – spiegano Marco Mobili e Giovanni Parente in un articolo sul Sole 24 Ore – il decreto fiscale delinea un passaggio in due tempi. A partire dall’anno d’imposta 2017, infatti, arriveranno gli indici di affidabilità fiscale per le partite Iva tenute attualmente a compilare gli studi di settore. Poi dovrà essere un decreto del ministero dell’Economia a stabilire le modalità e i termini per arrivare all’eliminazione dello strumento per i controlli.
Tre gli obiettivi principali:
“rendere più facile la compilazione, non chiedere dati già in possesso dell’amministrazione finanziaria, arrivare a prevedere meccanismi tali per ridurne progressivamente fino a eliminarne l’utilizzo in sede di controllo per i contribuenti più virtuosi che si collocheranno su una scala alta di compliance”.
Un progetto per il superamento degli studi di settore era stato già presentato agli inizi di settembre e prevedeva per l’appunto il passaggio agli indicatori sintetici di compliance.
“Questi ultimi verrebbero a rappresentare il posizionamento di ogni contribuente sulla base di una serie di indicatori significativi (su una scala da 1 a 10) che forniranno il grado di affidabilità. Chi raggiungerà un grado elevato,avrà accesso al sistema premiale che prevede, tra l’altro, l’esclusione da alcuni tipi di accertamento e una riduzione del periodo di accertabilità. Detto in altri termini si tratterebbe di una specie di termometro che misura la fedeltà fiscale del contribuente” si legge nell’articolo.
Tra le novità’ principali,
“gli indicatori di normalità economica, finora utilizzati per la stima dei ricavi/compensi gli indicatori di normalità economica diventano indicatori per il calcolo del livello di affidabilità. Invece dei soli ricavi saranno stimati anche il valore aggiunto e il reddito di impresa”.
Per quanto riguarda le basi imponibili,
“il nuovo indicatore di compliance sarà articolato in base all’attività economica svolta in maniera prevalentem con la previsione di specificità per goni attività o gruppo di attività”.
E ancora, venendo ai dati analizzati,
“gli studi di settore utilizzano una tecnica statistica di regressione multipla attraverso cui è possibile determinare la funzione che stima i ricavi con un grado di errore trascurabile. Ora con la nuova metodologia la stima del modello di regressione avverrà su dati panel (8 anni invece di 1), che contengono più informazioni e producono stime più efficienti e più precise”.
Fonte: Il Sole 24 Ore