Buone notizie per le partite IVA. Con l’entrata in vigore, la scorsa settimana, del decreto Ristori-bis, introdotto alla luce della seconda ondata dei contagi e delle nuove misure restrittive varate dal governo, viene ampliate la platea dei beneficiari che possono rinviare di cinque mesi il pagamento degli acconti Irpef, Ires, Irap e delle imposte sostitutive.
La nuova scadenza è posticipata dal 30 novembre al 30 aprile. Un sospiro di sollievo che riguarda tutte le partite Iva obbligate alle pagelle fiscali e quelle in regime forfettario.
Partite Iva, la nuova platea di beneficiari
Il decreto Ristori-bis, come dicevamo allarga la platea dei beneficiari introdotta con il decreto Agosto. In base al provvedimento estivo, lo slittamento delle scadenze fiscali alla prossima primavera era consentito alle partite Iva soggette agli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (Isa, cioè le pagelle fiscali) e a quelle in regime forfettario (che non sono tenute a compilare gli Isa) soltanto a fronte di un calo del fatturato e dei corrispettivi pari almeno al 33% nei primi sei mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il decreto Ristori-bis, invece, non pone più la condizione della flessione dei ricavi. Le partite Iva in questione, dunque, potranno far slittare di cinque mesi i pagamenti fiscali in scadenza il 30 novembre a prescindere dall’andamento dei ricavi e dalle perdite subite a causa della pandemia.
Ci sono tuttavia dei paletti. L’estensione non vale per tutte le attività, ma solo per quelle comprese negli Allegati 1 e 2 .
Nell’allegato 1 rientrano tanto per intenderci bar, pasticcerie, ristoranti ma anche palestre e piscine. Resta tuttavia da capire se il rinvio senza verifica del calo del fatturato riguardi tutta Italia o solo le regioni rosse.
Nessun dubbio invece riguarda le attività comprese nell’allegato 2, che è sicuramente condizionato al fatto che si trovino in una delle regioni individuate dal ministero della Salute come quelle “caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto”, ovvero le zone rosse. Fra gli altri, gli istituti di bellezza, gli ambulanti e i commercianti di tessuti per l’abbigliamento, di arredamento e di biancheria per la casa