E’ salvo il regime forfettario per le partite Iva. Il governo Draghi non cancellerà l’agevolazione per le Partite Iva in regime forfettario ma, come scrive il Sole24Ore, sono in arrivo alcuni correttivi. In particolare, il governo Draghi potrebbe ritoccare i coefficienti di redditività e mantenere il tetto limite di 65 mila euro di ricavi o compensi.
Partite Iva in regime forfettario: cosa prevede
Come precisa l’Agenzia delle entrate, il forfettario è un regime fiscale agevolato, destinato alle persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni. Accedono al regime forfetario i contribuenti che nell’anno precedente hanno, contemporaneamente:
- conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 65.000 euro (se si esercitano più attività, contraddistinte da codici Ateco differenti, occorre considerare la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate)
- sostenuto spese per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.
Non possono accedere al regime forfetario invece le persone fisiche che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva o di regimi forfetari di determinazione del reddito; i non residenti, ad eccezione di coloro che risiedono in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo che assicuri un adeguato scambio di informazioni e che producono in Italia almeno il 75% del reddito complessivamente realizzato e i soggetti che effettuano, in via esclusiva o prevalente, operazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi.
Dal reddito determinato forfetariamente, le partite Iva possono dedurre i contributi previdenziali obbligatori, compresi quelli corrisposti per conto dei collaboratori dell’impresa familiare fiscalmente a carico ovvero, se non fiscalmente a carico, qualora il titolare non abbia esercitato il diritto di rivalsa sui collaboratori stessi. La peculiarità del regime forfettario è che al reddito imponibile si applica un’unica imposta, nella misura del 15%, sostitutiva di quelle ordinariamente previste (imposte sui redditi, addizionali regionale e comunale, Irap).
L’imposta sostitutiva è ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività in presenza di determinati requisiti che sono:
- il contribuente non ha esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale o d’impresa, anche in forma associata o familiare
- l’attività da intraprendere non costituisce, in nessun modo, mera prosecuzione di altra precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso del periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni
- se viene proseguita un’attività svolta in precedenza da altro soggetto, l’ammontare dei relativi ricavi e compensi realizzati nel periodo d’imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio non supera il limite che consente l’accesso al regime.
Regime forfettario: le possibili novità
Oggi si stima che i contribuenti che utilizzano il regime forfettario siano circa 1,9 milioni, contabilizzando tra loro chi ha applicato i regimi agevolati nelle dichiarazioni dell’anno scorso (compresi i vecchi minimi) e chi ha aperto una partita Iva tra il 2020 e il 30 giugno 2021, al netto delle chiusure. Ognuno di questi contribuenti paga in media 1.730 euro di sostitutiva.
Come emerge dalla nota di aggiornamento al Def al vaglio del Cdm, si potrebbe prevedere un ritocco dei coefficienti di redditività (la percentuale dei ricavi che determina il reddito da tassare) per il regime forfettario, la conferma del tetto fino a 65 mila euro di ricavi e compensi, con aliquote per le nuove attività al 15% e al 5%, e un possibile nuovo regime biennale di favore per chi supera i 65 mila euro ed entra così nella tassazione ordinaria (attualmente si passa dall’anno successivo all’Irpef).
Partite Iva: boom di aperture nel secondo trimestre
Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Economia e delle Finanze, le nuove Partite Iva sono cresciute del 54,1% rispetto al secondo trimestre del 2020 fortemente segnato dalle restrizioni anti-Covid, per un totale di 147.153 nuove aperture.
Di queste 61.153 hanno aderito al regime forfetario, pari al 41,6% del totale delle nuove aperture, con un aumento del 36,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Le nuove aperture sono state operate soprattutto dalle persone fisiche (65,6%) con un incremento per questa categoria pari al 35% rispetto a un anno fa. Il 21,1% delle nuove Partite Iva è rappresentato invece da società di capitali, il 3% da società di persone; la quota dei “non residenti” (essenzialmente costituiti da società di commercio on-line) e quella delle “altre forme giuridiche”, rappresentano complessivamente oltre il 10% del totale delle nuove aperture. Riguardo alla ripartizione geografica, il 47,4% delle nuove aperture è localizzato al Nord (con un picco in Friuli e Veneto entrambe a +110%), il 20,3% al Centro e il 31,6% al Sud e Isole. II 24,8% dei nuovi avviamenti sono stati nel settore del commercio, seguito dalle attività professionali con il 16,2% e dall’agricoltura (11%).
Per quanto riguarda, infine, i profili delle persone fisiche, il Mef fa sapere che il 62,3% delle nuove aperture è stata operata da un uomo, il 47,5% da giovani fino ai 35 anni e il 17,7% da soggetti nati all’estero.