Rivista radicalmente la governance del Pnrr e accentrati i poteri a Palazzo Chigi: sono questi i punti chiave della Legge di Conversione del Decreto Pnrr ter, che è stato approvato in via definitiva alla Camera. Tra le stanze di Palazzo Chigi ci sarà una nuova unità di missione del Pnrr, a cui si andrà ad affiancare una particolare struttura tecnica dislocata direttamente al Ministero dell’Economia.
Sicuramente, comunque, la revisione della governance del Recovery Plan risulta essere il nodo centrale del Decreto Pnrr 3 – nello specifico ci stiamo riferendo al Decreto n. 13 del 24 febbraio 2023 – per il quale il 20 aprile 2023 è stata adottata in via definitiva dalla Camera la conversione in legge.
Decreto Pnrr 3, cosa prevede
Uno dei punti nodali del Decreto Pnrr 3 prevede l’accentramento dei poteri nelle mani di Palazzo Chigi, dove verrà istituito presso il dipartimento per le Politiche europee la struttura di missione del piano, che sarà guidato direttamente da Raffaele Fitto. Il compito di questa nuova organizzazione sarà quello di coordinare le attività di realizzazione dei vari progetti, in modo da diventare il punto di contatto nazionale per attuare il Pnrr e gestire i rapporti con Bruxelles.
Spetterà al Mef, invece, provvedere a controllare e monitorare la spesa degli interventi previsti e del Piano complementare. Le amministrazioni centrali dello Stato, in particolare, saranno tenute ad adottare le eventuali misure necessarie – anche ai fini organizzativi – che dovranno essere finalizzate a rendere efficienti i processi di spesa. Tutte le operazioni economiche saranno poste sotto il controllo della Ragioneria Generale dello Stato.
Anche per la Politica di Coesione è previsto lo stesso ed identico processo di centralizzazione. Verrà soppressa l’Agenzia per la coesione territoriale: le competenze verranno demandate direttamente a Palazzo Chigi. A prendersi carico di queste responsabilità sarà il Dipartimento per le politiche di coesione, con un’unità specifica ridenominata “Nucleo per le politiche di coesione” (NUPC).
Le altre misure previste
Il Decreto Pnrr ter non si è occupato esclusivamente della governance del Pnrr e della gestione dei relativi fondi. Tra le altre novità di rilievo vi è anche la possibilità per gli enti locali di provvedere a stabilizzare i precari assunti a tempo determinato. È prevista, inoltre, la possibilità di affidare degli incarichi di vertice all’interno degli enti delle amministrazioni centrali a dei pensionati, purché arrivi il parere favorevole delle commissioni parlamentari.
Con l’intento di far procedere più speditamente i lavori del Giubileo e non bloccare gli impianti di energia rinnovabile, sono state varate delle norme specifiche.
Per quanto riguarda il capitolo energia, il decreto Pnrr ter prevede l’esenzione dalla valutazione di impatto ambientale per una serie di infrastrutture green.
Importanti novità all’orizzonte anche per il cosiddetto Conto Termico: a partire dal 2023, il decreto prevede un impegno massimo di spesa annua cumulata di 400 milioni di euro per gli interventi che devono essere ancora realizzati e quelli già conclusi da parte delle amministrazioni pubbliche e di 500 milioni di euro per gli interventi realizzati dai soggetti privati.
Il Ministero dell’Ambiente e delle Sicurezza energetica potrà essere supportato direttamente dal GSE per gli investimenti per la transizione ecologica previsti dal Pnrr. Grazie a un contributo da 40 milioni di euro ai gestori di identità digitale, è prevista anche una norma ponte sullo Spid. Il contributo serve per far fronte agli adeguamenti tecnologici per il miglioramento della qualità dei servizi.