La riforma delle pensioni francesi procede: per volontà dell’esecutivo, il provvedimento ha bypassato completamente il voto dell’Assemblea Nazionale, dopo aver ricevuto il via libera del Senato. Adesso, però, si dovrà scontrare, necessariamente, con le mozioni di censura delle opposizioni. Le contestazioni sulla riforma delle pensioni continuano: per giovedì 23 marzo i sindacati hanno annunciato una nuova manifestazione.
Il leader di CFDT, il principale sindacato di Francia, Laurent Berger, ha annunciato che le proteste continueranno: i lavoratori puntano il dito contro la decisione del presidente Emmanuel Macron di ricorrere al contestato articolo 49 della Costituzione.
Riforma delle pensioni: le proteste
La riforma delle pensioni francesi è passata, anche senza il voto del Parlamento. La misura ha portato l’età minima per il ritiro dal mondo del lavoro da 62 a 64 anni. A finire sotto i riflettori e ad essere stata contestata è la scelta effettuata dal governo guidato da Emmanuel Macron, il quale è riuscito ad approvare il provvedimento facendo ricorso – attraverso il primo ministro Elisabeth Borne – ad un meccanismo previsto dalla Costituzione francese: l’articolo 49.3. Non è stato più necessario ottenere l’approvazione dei deputati, dopo che è arrivato il via libera del Senato.
Questa scelta è arrivata in un momento in cui il clima è particolarmente rovente, sia dentro che fuori l’aula. Sindacati e manifestanti hanno già annunciato l’intenzione di effettuare uno sciopero ad oltranza. I deputati delle opposizioni hanno iniziato ad intonare la Marsigliese. Ma soprattutto hanno impedito alla premier di prendere la parola per alcuni minuti. Quando è riuscita a prendere la parola, Elisabeth Borne ha spiegato di volersi assumere la responsabilità del suo governo. Le contestazioni a questo punto sono diventate dei fischi contro la premier.
Alcune migliaia di persone sono confluite, poi, a Place de la Concorde per improvvisare un vero e proprio sit in. Erano presenti i sindacati e diversi leader dei gilet gialli. A questo punto le forze dell’ordine hanno provveduto ad effettuare alcune cariche, usando anche dei lacrimogeni e degli idranti, nel tentativo di disperdere i manifestanti. Nel corso della serata la situazione è ulteriormente degenerata.
A seguito di alcuni tentativi di sgombero da parte della polizia, che ha utilizzato gli idranti, alcuni gruppi di manifestanti stanno tornando all’attacco e sono riusciti a devastare e ad incendiare alcuni materiali e dei veicoli. Successivamente si sono scontrati con gli agenti. L’elegante Faubourg Saint-Honoré ha riportato alcuni danni. Sono stati fermate almeno 120 persone.
Concluso il blitz parlamentare, i sindacati hanno annunciato una nuova mobilitazione nazionale contro la riforma delle pensioni per giovedì 23 marzo. Le sigle sindacali hanno denunciato che, invece di ritirare il disegno di legge, il governo ha deciso di usare la forza per farlo passare.
Non tutto è finito
L’iter per approvare definitivamente la riforma delle pensioni non è comunque finito. Nel corso delle prossime ore le opposizioni hanno il pieno diritto di presentare le proprie mozioni di censura. Dalle prime anticipazioni si evince che il voto sulle mozioni potrebbe essere trasversale, dato che Marine Le Pen ha annunciato di votare anche le mozioni della sinistra. Difficilmente il governo verrà sconfitto sulla fiducia, sempre che non votino contro anche i dei deputati Républicains o centristi. Dovrebbero essere almeno tre le mozioni che, in questo momento, sono in preparazione:
- la prima della Nupes, Nouvelle Union populaire écologique et sociale, coalizione di partiti politici francesi fondata da movimenti di sinistra ed ecologisti;
- la seconda, che è già stata preannunciata ufficialmente dal Rassemblement National;
- la terza, messa a punto da più partiti, che potrebbe essere firmata dal gruppo Libertés, Indépendants Outre-mer et Territoires (Liot).
Cosa prevede la riforma delle pensioni francese
Perché la riforma delle pensioni accende un così ampio dibattito in Francia e viene contestata, in maniera così aperta, dai cittadini? Quella che il governo sta portando avanti è un’idea che Macron sta accarezzando da diversi anni e costituisce il progetto di punta della sua seconda legislatura. L’obbiettivo è quello di ridurre e rendere più sostenibile il sistema previdenziale francese, che corre il rischio di andare in tilt.
La riforma delle pensioni prevede un innalzamento dell’età nella quale uscire dal mondo del lavoro, passando dagli attuali 62 anni a 64 anni. Stiamo parlando di un anno in meno dell’idea iniziale, che prevedeva l’innalzamento a 65 anni.
Con questa riforma il governo non metterà mano solo all’età pensionabile, ma è prevista una stretta delle cosiddette pensioni speciali. Queste coinvolgono alcune categorie di lavoratori, tra i quali rientrano gli ex dipendenti della Ratp, di elettricità e gas, della Banca di Francia e del Consiglio economico, sociale e ambientale. Macron ritiene che questi privilegi debbano finire, per arrivare ad un sistema previdenziale su un unico livello per tutti i francesi, con l’unica eccezione dei lavori usuranti. Salirà a 1.200 euro la pensione minima.