Impresa

Passaggio generazionale: il 9% delle imprese impegnato in questa operazione

Tra il 2016 e il 2022 il 9,1% delle imprese dichiara di aver affrontato almeno un passaggio generazionale. In chiave territoriale, le regioni con la più alta propensione al passaggio generazionale sono la Provincia Autonoma di Bolzano con l’11,9% di imprese che hanno effettuato il delicato processo di passaggio di consegne da una generazione all’altra,  negli ultimi 6 anni, confermando una forte tendenza a mantenere la continuità familiare.

Così emerge nell’Appendice statistica del report ‘Giovani, impresa e lavoro, tra presente e futuro’ presentato alla Convention 2024 dei Giovani imprenditori da Enrico Quintavalle Responsabile dell’Ufficio Studi Confartigianato e Licia Redolfi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia.

Le regioni con la più forte presenza di imprese vicine al passaggio generazionale

Il passaggio generazionale include operazioni di trasferimento e successione nella conduzione dell’impresa tra soggetti legati da vincolo di parentela e/o affinità.  Nel 2022 si conferma tra le imprese italiane la forte presenza di imprese familiari, controllate da una persona fisica o una famiglia, pari all’80,9% del totale delle imprese con almeno 3 addetti (nel 2018 era il 75,2%). Nel passaggio generazionale il ruolo della famiglia proprietaria o controllante si è mantenuto in oltre due terzi dei casi e rafforzato in meno di un quinto: nel complesso, nel 94,8% dei casi dopo il passaggio generazionale si mantiene o rafforza il ruolo della famiglia proprietaria o controllante.

Dietro Bolzano, tra le regioni con la più alta propensione al passaggio generazionale troviamo il Veneto con l’11,6% – con variazione più alta tra tutte le regioni tra il 2022 e il 2018 – e la Lombardia con l’11,2%. Il fenomeno segna una marcata salita anche in Emilia-Romagna e Molise.
All’opposto, le regioni dove è più bassa propensione al passaggio generazionale sono il Lazio con il 6%, la Campania con il 6,3% e la Sicilia con il 6,6%.

 

La profonda crisi demografica in corso sta determinando un invecchiamento della popolazione che interessa anche gli imprenditori, con un aumento della quota di imprese gestite da senior con 60 anni ed oltre. Il progressivo invecchiamento della classe imprenditoriale rende strategico per l’economia italiana il passaggio generazionale nelle imprese, una fase particolarmente critica nella vita dell’azienda che, insieme al trasferimento del controllo  all’interno della famiglia, innesca profondi processi di trasformazione strutturale dell’impresa.

 

Confartigianato: da glaciazione demografica impatto sul lavoro

Così si legge nel report di Confartigianato secondo cui sull’economia italiana si riverberano gli effetti di una vera e propria glaciazione demografica, determinata da denatalità e invecchiamento della popolazione. In tale contesto, cala il peso dei giovani anche nel segmento del mercato del lavoro rappresentato dagli imprenditori a lavoratori autonomi. Se nel 2004 in Italia gli occupati indipendenti under 35 erano 1 milione 512 mila mentre quelli con 60 anni e oltre erano 605 mila, nel 2023 il rapporto si inverte, con i giovani indipendenti che sono più che dimezzati, scendendo a 719 mila e venendo superati fin dal 2018 dagli imprenditori e lavoratori autonomi senior che nel 2023 salgono a 897 mila unità.

L’evoluzione demografica impatta anche sull’artigianato. Se nel 2014 la quota di giovani artigiani, titolari e collaboratori, era del 15,0% e superava il 14,3% degli imprenditori artigiani con 60 anni ed oltre, nel 2023 la quota dei giovani artigiani è crollata al 9,3% mentre è salita di quasi dieci punti, arrivando al 23,5%, quella dei titolari artigiani senior.