A maggio il prezzo della pasta è calato dello 0,3% rispetto al mese precedente, secondo quanto rilevato dall’Istat.
Quello dei beni primari è un comparto decisivo e viene spesso usato come cartina da tornasole per valutare l’andamento dell’inflazione per l’economia di un Paese.
Il calo del prezzo della pasta
In Italia, la pasta è senz’altro uno degli alimenti più amati e consumati, quindi ogni oscillazione nei prezzi ha un impatto diretto e concreto sulle tasche dei cittadini.
Il ribasso su base mensile dello 0,3% rilevato dall’Istat è quindi una notizia positiva. Ad attenuarsi è anche l’aumento dei prezzi rispetto allo scorso anno, che scende a maggio al 12,8% (dal 16,1% di aprile).
I prezzi della pasta al consumo: la classifica
Ma veniamo al dunque, ovvero a quelli che sono i prezzi della pasta (usando come benchmark gli spaghetti) sugli scaffali dei supermercati.
Secondo quanto rileva Altroconsumo, il prezzo medio per 1 kg di spaghetti Cellino si attesta a 1,18€ mentre per quelli Conad siamo a 1,30.
In fascia intermedia si piazza Barilla, a 2,12€. Se invece scegliamo quelli de la Molisana o Agnesi schizziamo a 2,66€ in media. Saliamo ancora acquistando gli spaghetti di Rummo a 2,84€ e Garofalo a 3 €.
Mimit: “segnale di inversione di tendenza”
In una nota il Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) commenta così il trend ribassista:
“È un primo importante segnale di inversione di tendenza che premia l’azione del Mimit e del Garante per la sorveglianza dei prezzi, a cui ci si aspetta possa seguire un ulteriore, più significativo, calo dei prezzi nei prossimi mesi”.
UNC: “il calo del prezzo della pasta è insufficiente”
Di altro tono, e avviso, è invece l’UNC (Unione Nazionale Consumatori) che, tramite le parole del suo presidente Massimiliano Dona, ritiene esiguo il calo registrato:
“È stato partorito un topolino! Il calo del prezzo della pasta è del tutto insufficiente, per non dire ridicolo. Al di là del fatto che al Mimit non sanno neanche che da aprile a maggio i prezzi della pasta (fresca e secca) sono scesi invero dello 0,9% e non dello 0,3%, dato valido solo se si aggiungono anche i preparati di pasta, ossia ravioli e tortellini, il punto è che, per quanto la riduzione sia il triplo rispetto a quanto sostenuto dal Ministero, si tratta di un abbassamento vergognoso, inferiore all’1%, a fronte di un crollo verticale dei prezzi del frumento duro”.