Economia

Patrimoniali: in Italia ce ne sono una decina. Ecco quanto costano agli italiani

Nonostante l’Imu sulla prima casa sia stata abolita nel 2013, sui bilanci delle famiglie italiane pesano, e ancora tanto, le imposte patrimoniali, ovvero quelle che gravano sulla ricchezza del contribuente, vale a dire sul patrimonio mobiliare/immobiliare e su quello finanziario. In generale, le imposte patrimoniali possono essere suddivise in “ricorrenti”, quando sono caratterizzate da prelievi ripetuti nel tempo (ad esempio l’IMU), e “non ricorrenti”, quando l’applicazione avviene a seguito di determinati eventi (ad esempio l’imposta di successione e donazione).

Patrimoniali: agli italiani costano 50 miliardi l’anno

A fare i conti sulle imposte patrimoniali degli italiani è l’Ufficio studi della CGIA che, a una settimana circa dalla nuova proposta di Elsa Fornero, economista ed ex ministra del Lavoro durante il governo Monti, ha messo in fila le principali imposte sul patrimonio, calcolando che in termini economici gli italiani garantiscono alle casse dello Stato quasi 50 miliardi di euro l’anno: per la precisione 49,8. Un importo, relativo al 2022, che valeva 2,6 punti di Pil. Un’incidenza che, rispetto al 1990, è addirittura raddoppiata. Complessivamente, fa sapere l’Ufficio studi della CGIA, questa tipologia di prelievo sui beni patrimoniali (siano essi mobili, immobili o finanziari) è composta da una decina di voci1.

Si tratta in particolare di:

  • Ici/Imu/Tasi (gettito nel 2022 pari a 22,7 miliardi di euro),
  • l’Imposta di bollo (7,7 miliardi),
  • Bollo auto (7,2 miliardi),
  • Imposta di registro e sostitutiva (6,2 miliardi),
  • Canone Rai-Tv (1,9 miliardi),
  • l’Imposta ipotecaria (1,8 miliardi),
  • l’Imposta sulle successioni e donazioni (1 miliardo),
  • Diritti catastali (727 milioni di euro),
  • l’Imposta sulle  transazioni finanziarie (461 milioni);
  • l’Imposta su imbarcazioni e aeromobili (1 milione)

C’è anche la patrimoniale “indotta” dall’inflazione

A complicare le cose, poi, negli ultimi due anni c’è stata un’altra patrimoniale, che ha fatto sentire il peso sui bilanci degli italiani, ovvero l’inflazione, che, riducendo il potere di acquisto, ha ridotto la consistenza dei depositi bancari.

Escludendole famiglie che hanno trasferito una parte dei propri risparmi nell’acquisto di titoli di Stato,

la stragrande maggioranza  – hanno spiegato da CGIA Mestre – ha subito gli effetti negativi della perdita di potere d’acquisto indotta dal fortissimo aumento dei prezzi registrato nel 2022 e nel 2023 (nel biennio pari a +14,2 per cento). Nell’ipotesi che le consistenze dei depositi bancari riferiti al 31 dicembre 2021 siano rimaste le stesse anche negli anni successivi, si ipotizza che le famiglie italiane abbiano subito una “decurtazione” media dei propri risparmi di 6.257 euro, con punte di 9.220 euro in Trentino Alto Adige, 7.432 euro in Lombardia e 7.121 euro in Veneto. A livello provinciale, invece, la perdita di potere d’acquisto più elevata si sarebbe registrata a Bolzano con un importo medio per deposito bancario pari a 10.444 euro, a Milano con 8.677 euro e a Trento con 8.048 euro”.