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Patto Letta-Saccomanni: niente aumento Iva nel 2013

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ROMA (WSI) – A un passo dalla crisi di governo, con le dimissioni del ministro Saccomanni sul tavolo, Enrico Letta ha deciso: l’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento sarà bloccato fino al 31 dicembre. Un congelamento che costa un miliardo di euro, ma che serve al premier per tamponare la falla politica che rischiava di mandare a fondo l’intera barca del governo.

La mossa successiva è già stata discussa ieri mattina in una telefonata tra Letta e Saccomanni, durante la quale il capo dell’esecutivo ha fornito “piena copertura politica” al ministro dell’Economia. Soprattutto gli ha fornito “ampie garanzie” sul rientro al 3% nel rapporto defcit/pil.

Per l’Iva, però, il piano prevede un ridisegno complessivo della giungla delle aliquote che diventerà operativo a partire dal primo gennaio 2014 e che servirà a scongiurare definitivamente l’aumento di quella maggiore. Intanto, dopo una riunione segreta venerdì pomeriggio, oggi un’altra riunione ristretta di governo – alla presenza di Saccomanni e con i tecnici della Ragioneria – consentirà di mettere la bollinatura finale sulle coperture per evitare l’aumento del primo ottobre. “Il famoso miliardo lo abbiamo trovato”, annuncia trionfante un ministro del Pdl in serata, “ma adesso sarebbe bene che i nostri e quelli del Pd evitassero la gara per attribuirsene il merito”.

Certo, l’aver coperto il miliardo per rinviare l’aumento dell’Iva non alleggerisce il peso della legge di Stabilità. “I partiti possono fare tutto quello che vogliono – ripete in queste ore Fabrizio Saccomanni – ma non mi possono chiedere di sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil”. Un impegno non da poco visto che per correggere lo scostamento dello 0,1 per cento (attualmente il rapporto è al 3,1%) occorre trovare un altro miliardo e 600 milioni di euro da qui a fine anno.

E tuttavia, benché il clima nella maggioranza, dopo il drammatico ultimatum del ministro dell’Economia, si sia in parte rasserenato, la strada per Letta resta tutta in salita. I problemi stavolta non vengono solo dal Pdl, dove i falchi intravedono la possibilità di dare la spallata finale all’esecutivo, ma anche dal partito democratico. Nel Pd infatti è diffusa la convinzione che il ministro Saccomanni si stia comportando “troppo alla Monti”, regalando un vantaggio tattico a Berlusconi. “Se dopo avergli intestato lo stop dell’Imu – si sfogava ieri mattina un autorevole esponente democrat alla lettura dell’intervista del ministro dell’Economia – consentiamo al Cavaliere di addossarci l’aumento dell’Iva, gli stiamo regalando la campagna elettorale. E stavolta rischia anche di vincere”.

Per mettere il Pdl con le spalle al muro e costringere ognuno ad assumersi le proprie responsabilità, Letta ha deciso quindi di giocare d’anticipo. Anzi, come ha detto in conferenza stampa, “all’attacco”. Cosa abbia in mente lo ha anticipato venerdì a Mario Monti, salito al primo piano di palazzo Chigi per perorare nuovamente quel “patto di coalizione” richiesto invano a luglio. Si tratta in sostanza di procedere a un Letta bis senza crisi di governo. “Anziché morire di agonia – gli ha suggerito Monti – perché non metti nero su bianco un nuovo programma di governo impegnativo per tutti?”. “È quanto intendo fare – gli ha risposto Letta – e poi mi presenterò in Parlamento per chiedere ai partiti una nuova fiducia. Perché in questo modo non si può più andare avanti”. Una ripartenza insomma, un nuova spinta che lo tolga dalla palude in cui sembra piombato in questi giorni.

Un nuovo programma che faccia perno sulla legge di stabilità. Anche perché Letta non intende fare la fine di Monti. Sabato il Professore era a Yalta, invitato a una conferenza internazionale, e incrociando Dominique Strauss-Kahn si è sentito soprannominare “Montroeder”. “Il Montroeder, unione di Monti e Schroeder, è quell’animale politico che fa le riforme giuste e poi perde le elezioni”.

Dall’altra parte del fiume il Cavaliere attende paziente che il Pd si faccia saltare i nervi e ponga fine all’esperienza Letta. Anche se i pensieri di Berlusconi sono ancora concentrati, più che sull’Iva, sulla questione decadenza. Il leader di Forza Italia vede avvicinarsi la scadenza fatidica della cessazione dello scudo senatoriale e teme che dalla procura di Bari possa arrivare un nuovo tsunami. Per questo, raccontano, il Cavaliere ieri è tornato ad accarezzare l’idea di andare in televisione e raccontare la sua “verità”. Su tutto: da Ruby ai diritti Mediaset, da Tarantini alle escort.

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