Un finale danno caratterizzato da timori e paure quello che si vive negli ultimi giorni a Wall Street con tutti gli indici al ribasso. Dopo la decisione della Federal Reserve mercoledì scorso di portare avanti l’aumento del costo del denaro, il Nasdaq è crollato di oltre il 20%, così anche il Dow Jones ha chiuso sotto il livello psicologico dei 23mila punti. Mentre il CBOE Volatility Index è salito al di sopra dei 30 punti, il livello più alto dopo le vendite di febbraio.
Il brusco calo delle azioni verificatosi dall’inizio di ottobre è stato inaspettato ed è continuato anche nel mese di dicembre, solitamente un periodo positivo per i mercati. Il declino del 10%, almeno finora, dell’indice S & P 500 è la peggiore performance registrata da dicembre 1931. Se rimane così, per la prima volta in assoluto sarà dicembre il mese peggiore dell’anno per l’S&P 500. Secondo gli analisti sono le preoccupazioni su una possibile recessione a scatenare il panico, preoccupazioni alimentate da una FED, a loro dire, troppo sorda. Come afferma Julian Emanuel, chief equity e stratega dei derivati di BTIG alla Cnbc, non cè ancora il timore di una recessione, ma si teme che la Fed possa commettere un errore di politica che potrebbe causarla. Ma la Fed non è l’unica preoccupazione. Secondo gli analisti sono molti i problemi per il mercato azionario che sta vivendo il suo peggiore dicembre dal 1931.
In cima alla lista dei timori c’è anche l’incertezza che circonda i negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina. L’economia cinese si sta già indebolendo e gli investitori temono che la crescita globale più debole si diffonderà negli Stati Uniti, dove il settore immobiliare ha iniziato a mostrare segni negativi mentre la Fed ha alzato i tassi di interesse. Un’altra grande preoccupazione è un forte rallentamento della crescita degli utili delle imprese. Così alla Cnbc Ed Keon, capo degli investimenti stratega del QMA:
Restiamo cauti. Il mercato potrebbe peggiorare ancora prima di migliorare.
Insomma il peggio deve ancora arrivare.