ROMA (WSI) – Non solo Forza Italia, anche il Pd cade a pezzi. Il premier Matteo Renzi non ha modificato la propria linea sull’Italicum e, all’assemblea del gruppo del Pd, è stato chiaro. “Sono qui per chiedere che l’assemblea del gruppo confermi la linea che la direzione ha dato”: ovvero, votare l’Italicum senza chiedere modifiche.
Renzi ha aggiunto che il suo desiderio è “chiudere la discussione sulla legge elettorale in modo definitivo”.
Anche perché, a suo avviso, “oggettivamente la mediazione sulla legge elettorale c’è stata ed è in linea con il dibattito interno al Pd. Ora la nostra discussione deve essere depurata da toni di Armageddon”.
Il dibattito interno al Pd, ha continuato, “è sotto la lente di ingrandimento”. “Questo governo è legato a questa legge elettorale nel bene e nel male”. E alla fine Renzi ha potuto cantare vittoria, dal momento che il sì all’Italicum è passato con 190 voti. Ma nell’assemblea non ha votato la minoranza, e i non votanti sono stati 120, quasi un terzo del gruppo.
Il risultato è stata la decisione del capogruppo del Pd Roberto Speranza di annunciare le proprie dimissioni all’Assemblea del deputati Pd. Sulla riforma elettorale, ha detto, “c’è un profondo dissenso”. Ha fatto sentire la sua voce anche Pier Luigi Bersani, che ha detto di non essere disposto a dare il suo appoggio all’Italicum senza modifiche sottolineando “se si sceglie di andare avanti così, io non ci sto”.
Bersani ha aggiunto: “Se si vuole, si può cambiare. Se non volete farlo, non sono convinto, se si va avanti così non ci sto”.
“Sull’Italicum esprimo profondo dissenso”, dice Speranza nel motivare le sue dimissioni: “Non sono nelle condizioni di guidare questa barca perciò con serenità rimetto il mio mandato di presidente del gruppo e non smetto di sperare che questo errore che stiamo commettendo venga risolto. Credo nel governo, credo nel Pd e nel gruppo ma in questo momento è troppo ampia la differenza tra le scelte prese e quello che penso”.
“Sarò leale al mio gruppo e al mio partito – ha continuato – ma voglio essere altrettanto leale alle mie convinzioni profonde. Non cambiare la legge elettorale è un errore molto grave che renderà molto più debole la sfida riformista che il Pd ha lanciato al Paese. C’è una contraddizione evidente tra le mie idee e la funzione che svolgo e che sarei chiamato a svolgere nelle prossime ore. Per queste ragioni rimetto il mio mandato di presidente del gruppo a questa assemblea che mi ha eletto due anni fa”.