ROMA (WSI) – Dal 2019 scatta l’aumento dell‘età pensionabile a 67 anni e i sindacati sono ormai da tempo sul piede di guerra incitando il governo a far qualcosa per bloccare l’aumento adeguato alla speranza di vita.
Ma se il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha più volte sottolineato la necessità di non bloccare tale aumento, ora il Partito democratico, in piena campagna elettorale, gioca d’anticipo rispetto agli altri partiti e firma una serie di emendamenti al decreto fiscale per sospendere tale aumento.
Il decreto interministeriale (Lavoro-Economia) di adeguamento deve essere adottato almeno un anno prima, cioè entro il 31 dicembre 2018 e ora gli emendamenti presentati dal Pd propongono di spostare tale termine a giugno facendo sì che in sostanza sia il prossimo governo, quello che uscirà dalle elezioni, a decidere se dal 2019 si dovrà andare in pensione a 67 anni o ancora a 66 anni e sette mesi.
Anche dall’opposizione si muove qualcosa con le proposte avanzate anche da Sel, Movimento Cinque Stelle, Mdp e Lega Nord che chiede di sospendere l’aumento almeno fino al 2020. Oggi si terrà un incontro alle 16 a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e i leader sindacali. Susanna Camusso (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil) chiedono in verità il blocco da subito dell’adeguamento del 2019. Dal canto loro, spiegano i tecnici del governo, saltare l’adeguamento di 5 mesi previsto nel 2019, significa una maggior spesa strutturale di 3 miliardi all’anno.
Ma non solo pensioni. Sono stati presentati infatti una serie di emendamenti che riguardano la rottamazione delle cartelle esattoriali che chiedono infatti di ampliare la nuova sanatoria ammettendo le cartelle Equitalia notificate fino al 31 dicembre di quest’anno e al contempo riaprendo quella vecchia (cartelle dal 2000 al 2016) e prevedendo una maggiore rateizzazione per gli importi sopra un milione.