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PD: intesa segreta pre elettorale con Monti

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ROMA (WSI) – Deja Vu, come nel 2006. Anche secondo Romano Prodi, leader della coalizione di centro sinistra quell’anno in cui era in voga la controversa legge Porcellum, le similitudini con il voto di allora e quello oggi “ci sono, eccome”. Con la differenza che, questa volta, per poter garantirsi la maggioranza in Senato – che si gioca sulle regioni contese di Veneto, Lombardia, Campania e Sicilia – il centro sinistra puo’ fare i conti con una potenziale alleanza post elettorale con il primo ministro uscente Mario Monti e la sua lista centrista vicina ai cosiddetti “poteri forti”.

“Dopo le elezioni, se vinceremo chiederemo ai montiani, al centro, di sostenere il governo Bersani”. Lo ha detto il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, parlando alla sede del partito e facendo capire che un inciucio gioverebbe a entrambe le parti. Monti potrebbe cosi’ spingere per annullare l’influenza dell’ala piu’ a sinistra dell’alleanza, quella del partito Sel di Vendola, in particolare sui temi economici e dei diritti civili, mentre il PD si terrebbe Bersani come premier di un governo che potrebbe contare sulla maggioranza solida in entrambe le Camere del Parlamento. Cosa che cinque anni fa non riusci’ alla coalizione capitanata dal bolognese Prodi.

“Più che i favoriti ci sentiamo vincenti”. Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, al termine della Direzione del partito, che ha approvato le liste all’unanimità.

“Non capisco cosa significhi quando dice che la sinistra frena. Quando ero ministro ho fatto più riforme di quelle viste in quest’ultimo anno”. Così il segretario Pier Luigi Bersani, al termine della Direzione del Pd, ha replicato alle affermazioni di Mario Monti.

“Non temo il pareggio. Chiederemo agli elettori la maggioranza in modo non settario”. Così il segretario del partito, al termine della Direzione del partito, ha risposto ad una domanda sul rischio del pareggio in Senato se il Pd non dovesse vincere in Lombardia e Campania.

“La presenza femminile nelle liste è intorno al 40 per cento. Una rivoluzione femminile da valorizzare e segnalare”. Così Bersani, aprendo la direzione del Pd, mette l’accento sulle candidature femminili nelle liste. Poi afferma: “La lepre da inseguire siamo noi e tutti faranno la gara dietro di noi. Noi siamo pronti alla guida del paese”.

“Su Monti – aggiunge – non abbiamo niente di cui pentirci finora. Anzi, assoluta lealtà nell’ultimo anno da parte nostra, anche su scelte su cui avremmo fatto di più”. Bersani, in direzione, ribadisce che “nessun esponente del governo sarà in lista perché un governo super partes non può essere diviso tra le parti”.

Dei 38 capilista 15 sono donne. E’ il calcolo che fa il vicesegretario del Pd Enrico Letta, illustrando in direzione le liste e negando uno scontro tra Roma e il partito sul territorio.

Ore febbrili fino all’ultimo nel Partito democratico. E’ proseguito a lungo il braccio di ferro tra i territori e la segretaria nazionale che, di fatto, può contare su una quota di circa il 30% degli eletti. Candidati ‘blindati’ che vanno inseriti anche sopra chi si è misurato con le primarie. Di qui la richiesta da parte delle segreterie locali che siano in numero contenuto e, magari, non del tutto staccati dal territorio nel quale correranno.

Il segretario regionale in Puglia del Pd, Sergio Blasi, annuncia di essersi dimesso dall’incarico “in pieno ed assoluto dissenso col gruppo dirigente nazionale del Partito Democratico per aver tradito lo spirito delle primarie ed aver invaso le liste pugliesi di ‘immigrati dal nord'”. La comunicazione, si legge in una nota della segreteria regionale, è stata consegnata la scorsa notte alle 2.45 da Blasi “a conclusione della riunione con i vertici nazionali del partito per la definizione delle postazioni nazionali da inserire nelle liste di Camera e Senato per la Puglia”.

Tre capilista, tra cui Bersani nella circoscrizione Sicilia Occidentale, e cinque ‘esterni’, tra cui il giornalista Corradino Mineo, che guiderà la pattuglia dei candidati al Senato. Passa dunque la linea del segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo, che dopo una estenuante trattativa con i vertici nazionali del partito, conclusa in nottata, è riuscito a compiere in pieno la missione affidatagli per mandato dalla direzione regionale che era costraria alla candidatura in Sicilia di 11 esterni.

Edo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il volontariato e coordinatore delle Settimane Sociali, Ernesto Preziosi, già vicepresidente dell’Azione Cattolica e direttore dell’Istituto Toniolo della Cattolica, sono due delle quattro personalità del mondo cattolico che hanno dato l’ok alla candidatura con il Pd.

Pier Luigi Bersani aveva annunciato ieri la presenza di esponenti del cattolicesimo democratico nelle liste del Pd. E oggi, a quanto si apprende, i candidati hanno accettato di essere in lista. Oltre a Patriarca e Preziosi, saranno candidati con il Pd anche Emma Fattorini, docente di Storia Contemporanea alla Sapienza e storica dei movimenti religiosi e Flavia Nardelli, segretario generale dell’istituto Sturzo.

L’ex leader della Cgil Guglielmo Epifani in Campania 1 ed Enrico Letta a Campania 2: dovrebbero essere loro due, secondo indiscrezioni dell’ultima ora, a guidare le liste del Pd in Campania. Per il Senato confermata la candidatura della giornalista Rosaria Capacchione; si registra il pressing nelle ultime ore su Sergio Zavoli, presidente della commissione vigilanza Rai.

Valeria Fedeli sarà candidata con il Pd. Laureata in Scienze sociali, è vicepresidente del sindacato europeo dell’Industria, l’Industrial European Trade Union (Ietu), nato dalla fusione dei sindacati europei dei metalmeccanici, dei chimici e dei tessili.

Roberto Reggi, coordinatore della campagna delle primarie per Matteo Renzi, non è candidato nelle liste del Pd. E’ quanto si apprende dopo l’approvazione delle liste da parte del comitato elettorale e ora al vaglio della direzione del Pd.