ROMA (WSI) – Forse sabato prossimo, il 18 febbraio, Matteo Renzi rassegnerà dinanzi all’Assemblea nazionale del Pd le sue dimissioni da segretario del partito.
Si attendevano per oggi pomeriggio, con la riunione della Direzione del Pd, in cui sono attese circa 500 presenze, ma una regola dello Statuto ha imposto lo slittamento di qualche giorno. Le dimissioni vanno rassegnate dinanzi all’Assemblea nazionale che si terrà sabato. Oggi, come riporta La Stampa, Renzi invierà agli iscritti una lettera, subito dopo la Direzione nazionale, in cui dopo aver elencato le cose fatte dal suo governo, sostiene:
“Cari amici e compagni del Pd, tutta la politica italiana sembra tornata alla prima Repubblica. Dobbiamo rilanciare, con energia e entusiasmo, l’idea del Pd come motore del cambiamento, in Italia e in Europa il partito ha bisogno di due cose: un grande coinvolgimento popolare e una leadership legittimata da un passaggio popolare. Ma abbiamo anche bisogno che chi perde un congresso o le primarie il giorno dopo rispetti l’esito del voto”.
L’obiettivo di Renzi è in primis dimettersi dal Nazareno e poi varare un congresso lampo che duri al massimo due mesi, per poi rilanciare sul voto anticipato puntando ad andare alle urne a giugno o al più tardi a ottobre.
“Due mesi sono una presa in giro. Ci vuole tempo per le mozioni, per la discussione. Poi ricordiamoci che ci sono le amministrative. Vogliamo andare al voto con un congresso che ci divide?”
Punta così il dito il principale candidato alla guida del Pd il governatore della regione Toscana, Enrico Rossi, dalle pagine de Il Corriere della Sera.
“Bersani, dopo la non vittoria, che comunque ha consentito a Renzi di governare a lungo, si dimise e si insediò Guglielmo Epifani, come segretario di garanzia. Rimase lì sette mesi. Il che consentì un congresso vero. Invece mi pare che Renzi spinga per rifare la conta subito, per personalizzare ancora. Un gioco disperato”.
A difesa di Renzi si schiera Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera che a Repubblica afferma:
“La minoranza faccia pace con se stessa. Il congresso l’hanno chiesto loro e adesso che c’è l’intenzione di anticiparlo non va più bene. È una tattica di logoramento che fa male al Pd e al Paese. Dopo il referendum, Renzi ha accolto la loro richiesta di fare subito il congresso. E poi loro hanno detto di no. (…) Polemizzano su tutto, sono specializzati in giravolte. Per questo è meglio fare il congresso prima possibile”.
Non resta che attendere nel pomeriggio per i chiarimenti.