ROMA (WSI) – Tira una brutta aria per il premier Matteo Renzi, travolto dalle elezioni comunali del 19 giugno che hanno decretato la vittoria dei Cinque stelle e una sonora sconfitta per il Partito Democratico tanto che all’indomani dei risultati elettorali, lo stesso Premier aveva indetto in tutta fretta la riunione urgente della Direzione del Pd.
Riunione poi saltata per un evento eccezionale, ossia la Brexit che paradossalmente ha salvato Renzi dal polverone abbattutosi nei giorni scorsi, spostando l’attenzione di tutti dai problemi interni del Partito democratico alla situazione urgente creatasi a livello comunitario. Le parole di Renzi, chiamato d’urgenza prima dal presidente francese Francois Hollande e poi per un vertice a tre con la cancelleria tedesca Angela Merkel ha fatto guadagnare punti al premier all’interno del suo partito.
Ma i traditori sono dietro l’angolo. Come riporta un articolo de Il Giornale, sembra il primo a tramare contro Renzi sia il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che oggi sembra particolarmente impegnato a costruire un asse con il governatore del Lazio Zingaretti con l’obiettivo di far eleggere a capogruppo Pd a Roma sua moglie, Michela De Biase. Proprio Franceschini inoltre ha la “fama” di traditore visto come si è comportato a suo tempo con Pier luigi Bersani prima ed Enrico Letta poi.
“Negli ultimi giorni, per dire, c’ è stato un crescendo di voci e di sospetti attorno al ministro Dario Franceschini, già passato alle cronache (del tutto ingiustamente, assicura lui) come «traditore» di Bersani prima – tanto che lui e Letta venivano chiamati «Bruto e Cassio» dai bersaniani, durante i disperati tentativi dell’ex segretario di formare un governo dopo le elezioni del 2013 – e dallo stesso Letta poi. «Mi hai accoltellato alle spalle», lo accusò, secondo i resoconti dell’ epoca, l’ allora premier, quando si rese conto che il suo fido alleato era ormai sponsor di Renzi a Palazzo Chigi.
Le voci che oggi danno Franceschini intento a convocare cene di parlamentari della sua area e a chiedere modifiche all’ Italicum “vengono subito tradotte in avvisaglie di futuri voltafaccia, se non addirittura di segrete aspirazioni del ministro della Cultura – in ottimi rapporti con Mattarella – a sostituire il premier, se sconfitto nel referendum, alla testa di un governo di salute pubblica per il ritorno al proporzionale. «Ormai si è sganciato da Renzi», annuncia speranzoso Gianni Cuperlo ai suoi. Dalle parti del premier, le voci vengono liquidate come quantomeno «premature»”.
Fonte: Il Giornale