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PDL IN PIAZZA: 1 MILIONE O 100.000?

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“Siamo un milione”. Silvio Berlusconi segue il consiglio di WSI e per la prima volta legge il discorso da un teleprompter (vedi foto) montato sul palco. Proprio per questo, non essendo abituato, il premier perde verve e ispirazione: quello di Piazza S. Giovanni e’ stato uno dei piu’ brutti discorsi della sua carriera. Niente colpi di scena, nessuna novita’ politica (se non la patetica preghiera-programma letta in stile chiesa con i 13 candidati PDL) slogan notori e un po’ logori, il copione “volete voi?” rivolto alla piazza e il popolo che risponde fiaccamente “siiii” “noooo”. Bersani dice: “e’ stato un comizio da capopopolo”. La Questura, con ritardo notevolissimo, precisa il numero ufficiale dei partecipanti: “150.000”. Casini: “bravo a fare feste, ma non a risolvere i problemi”. Di Pietro: “attentato alla Costituzione”. Slogan contro Santoro, Bonino, Marrazzo.

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In piazza «per una grande festa di libertà, per riconfermare il diritto al voto e quello a non essere spiati». Silvio Berlusconi ha salutato così i suoi sostenitori in piazza a San Giovanni a Roma dove sono confluiti i due cortei del Pdl. Una manifestazione per la quale erano annunciati 500mila partecipanti e che secondo gli organizzatori ha superato quota un milione, ma i larghi vuoti e le vie circostanti sgombre testimoniano di cifre molto inferiori.

Berlusconi ha usato il consueto canovaccio, contro la sinistra, contro i giudici, ha annunciato di nuovo riforme di grande respiro e in conclusione della manifestazione ha fatto giurare ai candidati presidenti del centrodestra per le prossime regionali di collaborre all’attuazione del programma del governo. Polemiche le reazioni dell’opposizione, da Bersani che parla di comizio da capopopolo, a Di Pietro che parla di attentato alla Costituzione, a Casini, che ironizza sulla bravura di Berlusconi nel fare feste ma non nel risolvere i problemi del paese.

Berlusconi ne ha per la sinistra («se dovesse vincere, l’Italia sarà meno libera») e per i magistrati «politicizzati che usano le intercettazioni per scopi di lotta politica». Il premier ribadisce la volontà di fare riforme dopo il voto: dell’elezione diretta «del premier o del presidente della Repubblica». Poi accoglie Umberto Bossi sul palco «un alleato fedele». «Sono amico di Berlusconi perché ragiona come il popolo, con lui faremo le riforme» dice il leader della Lega che aggiunge: «Noi diciamo no alla pedofilia, alla famiglia trasversale l’immigrazione clandestina». Dopo il comizio il premier ha presentato i 13 candidati alle elezioni regionali definiti «missionari di verita». I candidati hanno giurato sul programma. La manifestazione si è chiusa sulle note di Meno male che Silvio c’e.

«Siamo qui per reagire a due mesi di attacchi ingiusti e offensivi della sinistra e dei suoi giudici – ha esordito Berlusconi – qui per domandare che venga confermato il nostro di diritto al voto a Roma e il nostro diritto a non essere spiati». In riferimento all’inchiesta di Trani, i magistrati «politicizzati si sono inventati l’ennesima inchiesta sul nulla basandosi sulle intercettazioni di alcune mie telefonate». Le «costose» intercettazioni fatte dai magistrati di Trani sono state eseguite «con soldi pubblici, che si sarebbero potuti risparmiare visto che contengono le stesse cose che dico in pubblico».

«Se la sinistra dovesse vincere, l’Italia sarà meno libera». «Se ci fosse stata un’opposizione democratica – ha proseguito il premier – non avrebbe impedito ai cittadini di votare un partito. Noi non lo avremmo fatto. La sinistra non è cambiata gli uomini sono sempre gli stessi e gli alleati che si sono scelti sono perfino peggio di loro: una mescolanza terrificante, che li vede marciare ammanettati al campione del giustizialismo, sempre pronta a cavalcare inchieste di quei magistrati politicizzati che usano le intercettazioni per scopi di lotta politica».

Regionali, Marrazzo e caos liste. «Loro – ha detto Berlusconi riferendosi al centrosinistra – una campagna elettorale sui fatti non avrebbero potuto sostenerla, avrebbero dovuto giustificare il fallimento di Marrazzo nel Lazio. Vinceremo anche nel Lazio nonostante la sinistra come ha sempre fatto in Unione Sovietica, vuole scendere in campo da sola tenendo la nostra squadra chiusa nello spogliatoio grazie a un arbitro amico».

Le domande di Berlusconi alla piazza. «Volete al potere una sinistra che rimetterebbe subito l’ici e aumenterebbe le tasse?». E a chi risponde “No” dice: «Vedo che avete studiato bene». E ancora: «Volete il piano casa? Volete mandare a casa le giubbe rosse? Volete l’abolizione di oltre 100 leggi regionali? Volete meno tasse regionali?».

«Per gli scettici, abbiamo superato abbondantemente 1 milione» ha annunciato Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl dal palco allestito a piazza San Giovanni a Roma, nella quale si notano comunque molti spazi vuoti. La capienza totale della piazza è di 156mila persone, contando 4 persone al metro quadro.

I cortei del Pdl: «Ladri di voti». Nei due cortei che sono confluiti a San Giovanni, i ministri intonano l’Inno di Mameli, i manifestanti gridano «ladri di voti». Da largo Colli Albani il popolo della Giovane Italia, guidato dal ministro Giorgia Meloni, ha gridato «ladri di voti». Con loro i candidati governatori del centrodestra ad esclusione di Renata Polverini che era alla testa del serpentone del Circo Massimo («una partecipazione che va oltre le mie aspettative») e che ha esortato i ministri: «Siete mosci ora me ne vado dietro con le curve». Accanto il sindaco Alemanno («Nessuna esclusione di lista potrà cancellarci»). «C’è tutto il Governo per Renata Polverini e per la libertà» ha detto Renato Brunetta. Maurizio Gasparri è convinto che la Polverini vincerà lo stesso. «È una grande risposta di popolo» commenta il coordinatore regionale del Pdl Lazio, Vincenzo Piso.

I ministri hanno intonato l’Inno di Mameli su via Labicana diretti dal ministro Ignazio La Russa. Il ministro appena entrato in piazza San Giovanni ha commentato la presenza dei manifestanti: «Non ci spaventano i numeri. Non conta solo la quantità ma anche la qualità». La Polverini accolta dalla canzone di Lucio Battisti Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi. Nella piazza fumogeni e cartelli con la scritta “Di Pietro mafioso, Santoro fascista”. In piazza anche un tricolore «lungo un chilometro». Colonna sonora della kermesse affidata a Demo Morselli e Mariano Apicella. I cortei sono stati accolti nella piazza sulle note della colonna sonora di Guerre stellari. In piazza anche Faccetta nera accennata da una banda e intonata anche da alcuni partecipanti alla manifestazione. Durante il corteo anche uno stendardo della X Mas issato su un palo assieme ad uno de La Destra. Sulla bandiera il motto Memento audere semper, poi un teschio con in bocca una rosa su campo blu.

Tra gli striscioni “Tribunale vinciamo uguale” o anche “Pm giù le mani dal presidente”. E poi “Tarocchi d’Italia” con la raffigurazione di Antonio Di Pietro con la carta “Il matto”, di Emma Bonino, la carta della “Morte”, del giudice Paolo Borsellino, la carta de “La Giustizia” e del popolo, carta del “Giudizio”. Sotto le scritte “Contro bari, illusionisti, fattucchiere… prevediamo un futuro di vittoria”. Decine di manifesti sui bidoni dell’immondizia con la Bonino con il volto di Piero Marrazzo, con sotto la scritta “Ti puoì fidare?”. In tanti indossano fratini bianchi con scritto “Io voto lo stesso” e il simbolo della Polverini segnato da una croce.

Bersani: comizio da capo popolo e non da statista. E’ il commento del leader del Pd che è convinto che il centrosinistra nel Lazio vincerà «lista o non lista» riferendosi alla decisione del Consiglio
di Stato che ha escluso la lista del Pdl nella Provincia di Roma. È il «solito discorso che sentiamo dal ’94, tanto rumore per nulla – ha detto Bersani – L’unica novità desolante è vedere i candidati alla presidenza di regioni che giurano nelle mani di Silvio Berlusconi. Le autonomie che si inchinano all’imperatore». Liquidando con una battuta il numero dei partecipanti «Un milione? Li ha chiamati, in piazza non sono venuti in un milione». Bersani ha replicato anche all’affermazione secondo cui la sinistra non ha senso dello Stato. Il premier «scagliandosi contro istituzioni fondamentali come quella della magistratura piccona lui alcuni elementi basici della nostra vita comune e questo è preoccupante». Bersani ricorda a Berlusconi che «le regole vengono prima del consenso». Questa mattina Bersani si era augurato ironicamente che il premier non proponesse la monarchia e ci fosse «una piazza costituzionale». Bersani inoltre vede Berlusconi «nervoso, dice amore e capisci altro, parla d’amore ma digrignando i denti» perché «teme di perdere il consenso».

Luigi Zanda polemizza sui numeri della piazza: «La piazza è stata transennata fino a ridurla a metà della sua dimensione reale, se anche ci fossero quattro persone a metro quadrato (densità praticamente impossibile) saremmo ancora ben lontani dalle centomila persone», conclude.

Casini: Berlusconi bravo a fare feste, non a risolvere problemi. «Berlusconi è un uomo imbattibile nell’organizzazione di eventi, manifestazioni e feste: il problema vero è però capire se gli gli italiani lo hanno votato per questo o per risolvere dei problemi – Così il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha commentato la manifestazione – Organizzare le manifestazioni di piazza con 100 parlamentari di maggioranza non serve a nulla. La gente si aspetta soluzioni dei problemi e invece non ci sono». I problemi «sono ancora lì sul tavolo e non sono risolti, per cui quando vorrà decidersi di passare dalle manifestazioni ai fatti saremo tutti contenti. Questo è l’unico paese al mondo in cui un vertice dello Stato va in piazza contro i magistrati. Ma contento lui, contenti tutti».

Idv: dal premier solo bugie. «Berlusconi è il campione del mondo di bugie. È incredibile quante sciocchezze sia stato in grado di dire in appena pochi minuti. La compilazione delle liste a Roma, i fatti di Trani, il suo amore contro il nostro presunto odio. Una serie di sciocchezze che se non fossero state dette dal capo del governo in una piazza, in pieno stile Peron, farebbero sorridere chiunque avesse un po’ di senso dell’umorismo». Invece, secondo il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario, «c’è davvero di che preoccuparsi: la riforma in senso presidenziale della Costituzione, la riforma della giustizia e degli organi di garanzia come il Csm, senza neanche consultarsi con le opposizioni, è il punto di svolta verso la codificazione dell’attuale regime autoritario».

Di Pietro: attentato alla Costituzione. Il fatto che il governo sia sceso in piazza contro la un altro potere dello Stato, cioè la magistratura, è «un attentato alla Costituzione», ha detto Antonio Di Pietro alla platea presente ad un incontro dell’Idv all’Unione del Commercio di Milano. «Tutti possono andare in piazza – ha detto Di Pietro – ma che il capo del governo, in un paese democratico dove c’è la separazione dei poteri, organizzi il popolo contro la magistratura, non è un attentato alla Costituzione?. Il potere esecutivo è sceso in piazza a San Giovanni, ma poteva essere piazza Venezia. Ha aizzato il popolo contro un altro potere dello Stato e questo è un attentato alla Costituzione».

D’Alema e la proposta di Berlusconi sul presidenzialismo. «Con l’idea dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica il Capo dello Stato diventerebbe un capo della fazione. L’Italia ha bisogno di un garante, di un arbitro, non di un capo fazione» ha detto D’Alema a Firenze per una iniziativa sul precariato dei Giovani Democratici. Poi una battuta: «Berlusconi ha detto che lui sta per vincere le elezioni, speriamo gli abbiano fatto l’antidoping dopo queste dichiarazioni».

Replica del Pdl. «Francamente D’Alema non può eccedere in ipocrisia – dice Cicchitto – Se temeva le parole di scontro dette da un palco allora non avrebbe dovuto partecipare alla manifestazione di Piazza del Popolo». «Ma D’Alema non era presidenzialista ai tempi della Bicamerale?» chiede il vice Presidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli.

Santoro: sì alle manifestazioni, no alle cose nascoste. «Non ci può essere niente di negativo in una manifestazione. Le cose negative sono altre, quelle che avvengono di nascosto» ha detto Michele Santoro, a margine della consegna del premio Firenze Donna.