Economia

Pechino risponde a Trump: “stop ad interferenze interne, pronte contromisure”

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Si prospetta un avvio di negoziati tutt’altro che disteso quello che inizierà domani a Washington tra Cina e Usa. La mossa del presidente Usa Donald Trump di inserire 28 entità cinesi, tra cui otto società hi-tech, nella lista nera del commercio, come inevitabile, non è piaciuta a Pechino. Tanto più perché arriva alla vigilia di un un nuovo round di negoziati, il primo dallo scorso giugno, che in teoria dovrebbe mettere la parola fine ad una guerra commerciale che va avanti da oltre un anno.

La Cina sollecita “con forza” gli Usa a fermare “immediatamente” i “giudizi irresponsabili sulla questione dello Xinjiang”, a bloccare le sue interferenze “negli affari interni della Cina” e a rimuovere “il prima possibile” le 28 entità  cinesi dalla balck list con l’accusa di violazione dei diritti umani,  ha fatto sapere un portavoce del ministero del Commercio in una nota diffusa nella notte, specificando che Pechino “prenderà tutte le misure necessarie per tutelare in modo risoluto i suoi interessi”.

Sempre nella giornata di ieri, l’amministrazione Trump ha poi messo in atto restrizioni ai visti per i funzionari cinesi “ritenuti responsabili o complici della detenzione e dell’abuso” di gruppi minoritari musulmani nello Xinjiang.

“Gli Stati Uniti chiedono alla Repubblica popolare cinese di porre immediatamente fine alla sua campagna di repressione nello Xinjiang, di rilasciare tutti coloro che sono stati arbitrariamente detenuti e di cessare gli sforzi per costringere i membri delle minoranze musulmane cinesi residenti all’estero a tornare in Cina per affrontare un destino incerto, ha detto ieri il Segretario di Stato Mike Pompeo.