In Italia migliora la qualità della vita dei pensionati italiani, tuttavia l’invecchiamento demografico e l’alto livello di indebitamento rappresentano sfide inevitabili per il futuro. Sono alcuni dei risultati emersi dalla settima edizione del Global Retirement Index (GRI) elaborato da Natixis Investment Managers, uno strumento grazie al quale è possibile comparare le best practice delle politiche pubbliche pensionistiche di 44 paesi.
Dall’indice emerge che l’Italia mostra lo stesso punteggio complessivo degli ultimi due anni, 63%, ma perde una posizione, classificandosi al trentesimo posto, a causa del sorpasso del Portogallo.
Lanciato nel 2013, il Global Retirement Index assegna un punteggio generale ai paesi nelle aree di sostenibilità del sistema pensionistico, basato su quattro sottoindici, corrispondenti ai diversi fattori di benessere che impattano sulla vita dei pensionati: il benessere materiale che consente di vivere comodamente (Material Wellbeing), il benessere finanziario, legato all’accesso ai servizi finanziari di qualità al fine di preservare i risparmi e massimizzare i rendimenti (Finances in Retirement), la salute, legata l’accesso a servizi sanitari di qualità (Health) e, la qualità della vita, legata alla possibilità di vivere un ambiente più pulito e sicuro (Quality of Life).
Esaminando le singole aree, è stato registrato un miglioramento nel sottoindice sulla qualità della vita, che passa dal 70 al 73% consentendo all’Italia di guadagnare due posizioni nella classifica di settore (dal 26° al 24° posto), così come nel benessere finanziario in pensione che ha segnato un lieve miglioramento dal 52 al 53%. Il sottoindice sul benessere materiale è stabile al 51%. D’altro canto, il sottoindice sulla salute è diminuito dall’83 al 81%.
L’aumento della qualità della vita è stato favorito da un miglioramento dell’indicatore di felicità della popolazione. L’indice sul benessere finanziario in età pensionabile è migliorato lievemente, grazie ad un significativo miglioramento nella gestione dei NPL (da 20 a 32%).
Tuttavia l’invecchiamento della popolazione, il debito pubblico, la pressione fiscale e la governance stessa rappresentano ancora le principali sfide che l’Italia deve affrontare guardando al futuro.
Risultati contrastanti nel fronte salute (unico sottoindice in cui il paese ha registrato un punteggio inferiore rispetto allo scorso anno), laddove a un miglioramento del punteggio della spesa pro-capite corrisponde un peggioramento delle aspettative di vita e spese per assicurazioni sanitaria.
“Nonostante le buone notizie relative al miglioramento della Qualità della Vita, i nodi da sciogliere per l’Italia sono ancora molti, tra cui l’invecchiamento della popolazione, debito pubblico e pressione fiscale” dichiara Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Investment Managers. “”E’ necessario che tra politici, fondi pensione, lavoratori e industria finanziaria ci sia una maggiore condivisione del duplice obiettivo di soddisfare le esigenze della popolazione in età pensionabile e preservare la sicurezza pensionistica dei pensionati del domani, all’insegna di un costante dialogo tra tutte le parti”.
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GRI 2019: chi vince e chi perde
A posizionarsi in vetta alla classifica della settima edizione del Global Retirement Index è l’Islanda che riesce a superare la Svizzera, in discesa al secondo posto. Al terzo posto si conferma la Norvegia. Al quarto si piazza l’Irlanda che continua così la sua ascesa dopo essere stata al 7° posto nel 2018, al 14° posto nel 2017 e al 16° posto nel 2016. Tra i paesi Nordici, nella Top Ten figurano anche Svezia (al sesto posto, in calo di una posizione rispetto allo scorso anno) e Danimarca (al settimo posto). Il Canada guadagna una posizione, piazzandosi all’ottavo posto, seguita dall’Australia. A chiudere la Top Ten il Lussemburgo che per la prima volta si piazza nelle prime dieci posizioni, confermando il punteggio più alto nell’ambito delle sottoindice della salute (91).
Islanda, Svizzera e Norvegia figurano sul podio grazie alla spinta dei sottoindici legati alla salute e alla qualità della vita. Inoltre, l’Islanda conquista la vetta grazie all’indice del benessere materiale che raggiunge quota 91%, il più altro tra tutti i 44 Paesi. La tigre celtica, invece, continua la sua ascesa grazie al miglioramento del punteggio ottenuto dal sottoindice della salute (pari all’87%, passando dal 19° al 9° posto) e confermando l’elevato livello della qualità della vita, con il sottoindice relativo pari all’83%.
Rispetto all’edizione 2018, fuori dalle prime dieci posizioni i Paesi Bassi, che scendono dal 10° al 13° posto, mentre la Germania si conferma al 13° posto, dopo avere militato negli anni precedenti nella Top Ten.