Economia

Pensione, a quanto ammonterà la tua?

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Conoscere come si calcola la tua pensione o fare di tanto in tanto una simulazione per sapere quando la raggiungerai e quanto percepirai non dovrebbe essere solo una curiosità, ma un dovere. Il famoso detto “non è mai troppo tardi” in caso di pianificazione pensionistica va ribaltato in “non è mai troppo presto”. Perché cominciare a pensare a una pensione integrativa fin da giovani è un comportamento lungimirante che permetterà, una volta arrivati al momento del pensionamento, di vivere la situazione serenamente, senza ansie e preoccupazioni. Ma bisogna cominciare subito e ora vediamo perché.

Perchè investire per la pensione

La prima cosa da fare, non importa quale sia la propria età, è immaginarsi nel futuro. Anche chi è giovanissimo, e l’ultimo dei pensieri è vedersi in pensione, deve fare un piccolo sforzo di “proiezione” nel futuro. Riflettere: che tipo di tenore di vita si desidera? Quali potranno essere i propri bisogni e passioni? Come si vorrebbe che fosse la propria vita nel futuro?

Bisognerebbe immaginare l’età della pensione come l’inaugurazione di una nuova fase della propria esistenza, che potrebbe essere anche molto lunga. I 70enni di oggi e di domani infatti non sono quelli del passato. Se in buona salute, sono ancora molto attivi, hanno voglia di viaggiare, di mantenere i propri hobby e le proprie passioni.

È vero che è impossibile sapere con esattezza quanto una persona percepirà di pensione, perché ogni persona ha un percorso professionale e avanzamenti di carriera differenti. L’Inps mette a disposizione “La mia pensione futura”, il servizio che permette di simulare quale sarà presumibilmente la pensione al termine dell’attività lavorativa. Il calcolo si basa sulla normativa in vigore e su tre elementi fondamentali: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito.

Noi usiamo il calcolatore di Propensione.it. Ad esempio Carlo è nato nel 1984 e ha iniziato a lavorare stabilmente come impiegato presso un’azienda privata nel 2011. Oltre a questi dati, al fine di determinare la contribuzione alla gestione pubblica di riferimento, è necessario indicare anche il reddito lordo. Carlo ai fini della simulazione indica il suo reddito attuale di 31.000 euro annui. Il simulatore, quindi, non si baserà sul reddito inferiore degli anni precedenti, mentre per l’avvenire stimerà una crescita del medesimo pari al 2% annuo. Sulla base dei dati indicati Carlo potrà andare in pensione all’età di 66 anni e 8 mesi con una pensione pubblica che coprirà il 71% del suo ultimo reddito stimato.

Se invece Carlo fosse nato nel 1964, avesse iniziato a lavorare nel 1990 e ora percepisse un reddito annuale di 65.000 euro, andrebbe in pensione nel 2032 a 67 anni e, rispetto al suo ultimo reddito da lavoratore, la sua pensione sarebbe del 31% in meno.

Quando si va in pensione, durante i primi anni magari si è ancora molto attivi e dinamici. Ma, presto o tardi, arriverà una fase in cui si diventa più fragili e si avrà perciò bisogno di altri tipi di supporti, che garantiscano protezione e assistenza adeguate. Non si può correre il rischio di non avere reddito sufficiente per rispondere adeguatamente a queste esigenze. Perciò, una volta aver stabilito di quanto si avrà bisogno per vivere bene e l’ammontare della pensione, diventa fondamentale calcolare il “gap” tra la cifra che si riceverà dalla pensione e ciò di cui si necessita nella pratica. Questa sarà la somma che si dovrà riuscire ad ottenere dalla propria pensione integrativa. In poche parole, si deve capire qual è la somma da accumulare per garantirsi, una volta in pensione, una rendita che compensi questo gap.

Il tempo è il nostro miglior alleato

Non bisogna poi dimenticare di avere un grandissimo alleato: il tempo. In passato i nonni o gli zii aprivano, per i loro nipoti, un libretto di risparmio, oggi potrebbero “aprirgli” un fondo pensione. Perché il tempo permette di ridurre la quantità di denaro che ogni mese bisogna accumulare per colmare il gap di cui sopra. Ecco perché prima si comincia, meglio è. Cominciando presto si può accantonare mensilmente anche una cifra più bassa, che non incide in modo significativo sul proprio tenore di vita. Inoltre, un orizzonte temporale più lungo permette di sfruttare i mercati finanziari e le loro potenzialità, concedendosi inizialmente un rischio maggiore, in virtù del fatto che si è lontani dal proprio obiettivo di pensionamento, e riducendolo gradualmente man mano che ci si avvicina a esso, consolidando i rendimenti ottenuti negli anni.

Il fondo pensione è uno strumento di risparmio a lungo termine pensato per rispondere all’esigenza previdenziale garantendo un reddito al risparmiatore alla fine della vita lavorativa, a complemento della pensione erogata dall’Inps, da cui è completamente separato. Essendo nati con l’intenzione di incentivare il risparmio previdenziale da affiancare alla previdenza pubblica, i fondi pensione godono soprattutto di importanti vantaggi fiscali. Dalla deducibilità dei contributi versati al fondo pensione dal reddito Irpef dichiarato annualmente, all’aliquota agevolata dei rendimenti maturati durante la fase di accumulo (20% invece che il 26% tipico degli strumenti finanziari). Il vantaggio fiscale è rilevante anche una volta raggiunta la pensione: la prestazione pensionistica liquidata in forma di rendita è assoggettata a una tassazione del 15%, che si può ridurre fino al 9% in funzione del numero di anni di partecipazione al fondo, invece che essere tassata con gli scaglioni Irpef come il Tfr lasciato in azienda o il tradizionale reddito da lavoro.

Nell’esempio di Carlo nato nel 1984, il gap previdenziale da colmare con la pensione integrativa è quindi del 29%. In sostanza, si ritroverà da un mese all’altro a dover contare su 926 euro in meno di entrate mensili. Se si ipotizza un versamento al fondo pensione da parte di Carlo, liberamente determinabile e modificabile nel tempo, di 100 euro mensili e se Carlo decidesse inoltre di versare il TFR nel fondo pensione anziché lasciarlo in azienda, potrebbe ridurre il gap previdenziale di ben il 15%, potendo contare su una pensione integrativa di 6.162 euro annui (513 euro al mese) da affiancare per tutta la vita alla pensione pubblica, ricavati da un capitale lordo di più di 142 mila euro. Non solo, grazie al vantaggio della deducibilità fiscale dei contributi versati annualmente nel fondo pensione, fino ad un massimo di 5.164,57 euro, risparmierebbe sui 1.200 euro ben 456 euro di imposte Irpef.