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Pensione anticipata: chi può uscire prima dal lavoro nel 2022

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Quota 102 sarà la vera grande novità per la pensione anticipata che prenderà il posto di Quota 100, in scadenza a fine anno, dal 2022. Ma nel disegno di legge di bilancio, che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre, c’è anche la proroga di Ape sociale e Opzione Donna, oltre al fondo chiesto e ottenuto dalla Lega e che sarà gestito dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per garantire uscita anticipata ai lavoratori delle piccole e medie imprese in crisi dai 62 anni.

Alla luce di queste novità dal 1° gennaio 2022 una serie di lavoratori potranno andare in pensione in anticipo. Vediamo chi sono nel dettaglio.

In pensione anticipata con quota 102

Partendo da quota 102, potranno andare in pensione chi vanta 38 anni di contributi e 64 anni di età. In attesa di maggiori indicazioni, nella bozza del disegno di legge di bilancio si legge che “i requisiti di età anagrafica e di anzianità contributiva sono determinati in 64 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva per i soggetti che maturano i requisiti nell’anno 2022. Il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 può essere esercitato anche successivamente. In sede di prima applicazione, entro il 28 febbraio 2022, il relativo personale a tempo indeterminato può presentare domanda di cessazione dal servizio”.

Quota 102 potrebbe interessare una platea di circa 50mila persone che potrebbero essere interessate allo scivolo, e secondo le ultime indiscrezioni non ci sarebbero penalizzazioni, se non quelle dovute all’anticipo d’uscita. La perdita nell’assegno, perciò, dipende fortemente dall’anticipo. Si stima che chi ha un reddito di 30mila euro lordi possa perdere tra i 50 e i 150 euro.

Andare in pensione con l’Ape sociale: ecco chi può

Altra strada per andare in pensione anticipata dal prossimo anno è fruendo dell’Ape sociale, un’indennità a carico dello Stato erogata dall’Inps, a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all’estero. La cosiddetta Ape sociale viene corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia. Per ottenere l’indennità è necessario che i soggetti in possesso delle condizioni indicate dalla legge abbiano, al momento della domanda di accesso, i seguenti requisiti:

  • almeno 63 anni di età;
  • almeno 30 anni di anzianità contributiva; per i lavoratori che svolgono le attività  cd. gravose l’anzianità contributiva minima richiesta è di 36 anni. Ai fini del riconoscimento dell’indennità, i requisiti contributivi richiesti sono ridotti, per le donne, di 12 mesi per ogni figlio, nel limite massimo di due anni;
  • non essere titolari di alcuna pensione diretta.

La possibilità di fruire dell’Ape sociale viene estesa ai lavori gravosi, dai magazzinieri, alle maestre di scuola materna e primaria. Per questi sarà possibile a fronte di 36 anni di contributi, gli ultimi dei quali impegnati in queste attività, a 63 anni chiedere l’Ape. Per i disoccupati invece non sarà più necessario avere terminato la Naspi da tre mesi. In particolare le professioni che svolgono lavori usuranti e che possono chiedere l’Ape sono:

  1. professori di scuola primaria, pre–primaria e professioni assimilate;
  2. Tecnici della salute;
  3. Addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate;
  4. Professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali;
  5. Operatori della cura estetica;
  6. Professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati;
  7. Artigiani, operai specializzati, agricoltori;
  8. Conduttori di impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali;
  9. Operatori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli;
  10. Conduttori di forni ed altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati;
  11. Conduttori di impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta;
  12. Operatori di macchinari e di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi, per la chimica di base e la chimica fine e per la fabbricazione di prodotti derivati dalla chimica;
  13. Conduttori di impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque;
  14. Conduttori di mulini e impastatrici;
  15. Conduttori di forni e di analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali;
  16. Operai semiqualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;
  17. Operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare;
  18. Conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;
  19. Personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci;
  20. Personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli;
  21.  Portantini e professioni assimilate;
  22. Professioni non qualificate nell’agricoltura, nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;
  23. Professioni non qualificate nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni.

In pensione con Opzione donna

Rinnovo di un altro anno anche per Opzione Donna, ma l’età di uscita viene alzata. Nel dettaglio, la cosiddetta “Opzione donna” è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato, a domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato specifici requisiti. Fino alla fine dell’anno possono accedere alla pensione con opzione donna le lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2020, un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).

Dal prossimo anno potranno accedere le donne che entro il 2021 compiono 60 anni (se lavoratrici dipendenti) o 61 anni (se autonome) e hanno 35 anni di contributi.