MILANO (WSI) – Brutta sorpresa per le lavoratrici classe 1953 che potranno andare in pensione solo nel 2020, mentre le nate nel 1952 sono di fatto quasi tutte in pensione, per effetto di un paio di eccezioni previste fin dal varo della riforma Fornero.
A scriverlo Quotidiano.net secondo cui a queste conclusioni si arriva tirando un po’ di somme sugli intrecci tra regole previdenziali e classi di età.
“Ebbene, se anche nel corso del 2018-2019 fosse rimasta valida l’età prevista per il pensionamento di vecchiaia nel 2016-2017, 65 anni e sette mesi, le lavoratrici nate nel 1953 avrebbero raggiunto la soglia nel corso dell’anno che comincia e da agosto prossimo avrebbero potuto agguantare l’assegno. Il cambio in corsa, invece, finisce per produrre lo spostamento in avanti di un anno dell’età: dunque, al 2019, ma in quell’anno scatterà l’incremento per tutti a 67 anni. Il che spingerà le nate nel 1953 al 2020, quando finalmente avranno raggiunto i 67 anni. Una doppia penalizzazione, insomma. Con beffa incorporata”.
Destino ben diverso invece per le lavoratrici nate nel 1952: di certo, scrive il quotidiano, non subiranno l’ulteriore beffa destinata alle nate del 1953.
“Le lavoratrici dipendenti private nate nel ’52, infatti, se hanno cominciato a lavorare entro i 23 anni di età hanno potuto lasciare il lavoro negli anni passati attraverso la vecchia pensione di anzianità o la nuova cosiddetta anticipata. Se sono nate entro il 31 maggio 1952, hanno maturato l’età pensionabile di 65 anni e 7 mesi nel corso del 2017 e sono andate via o comunque possono farlo quando vogliono. Ma, anche se sono nate dopo il 31 maggio 1952, hanno potuto lasciare il lavoro fin dal 2016 (a 64 anni) o possono farlo quando ritengono, a condizione di aver conquistato 20 anni di contributi entro la fine del 2012″.