ROMA (WSI) – All’indomani della manifestazione indetta dai sindacati per chiedere una riforma della legge Fornero, si ritorna a parlare di contributo di solidarietà sulle pensioni più alte e ancora una volta la polemica è servita. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri ha sottolineato da mesi che i pensionati che ricevono assegni molto alti debbano in qualche modo aiutare gli altri, soprattutto i giovani, e ora alla luce del rosso da 11,2 miliardi di euro nelle casse dell’Istituto di previdenza sociale anche nel 2016, torna a premere sull’iniziativa.
Iniziativa con cui i pensionati d’oro e/o di lunga data debbano dare un contributo di solidarietà.
“Siccome son state fatte delle concessioni eccessive in passato e oggi pesano sulle spalle dei contribuenti, sarebbe opportuno andare per importi elevati a chiedere un contributo di solidarietà per i più giovani, e anche per facilitare e rendere più facile anche a livello europeo questa uscita flessibile. Non è qualcosa che si può rimandare a lungo. Soprattutto gli aspetti più importanti sul mercato del lavoro sono qualcosa su cui bisogna intervenire adesso, perché il blocco morde e in qualche modo ostruisce l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro adesso, non fra tre anni”.
Ma come dovrebbe essere questo nuovo contributo di solidarietà? È lo stesso Boeri che ne individua le caratteristiche più importanti.
“Possono essere anche importi limitati ma se uno li ha percepiti da quando aveva meno di 40 anni, chiaramente cumulandosi nel tempo vengono a stabilire un trasferimento di ricchezza pensionistica considerevole”.
A frenare subito gli animi però è stato Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
“Non c’è nessuna istruttoria né tecnica né politica su contributi dalle pensioni (…) il contributo di solidarietà oggi sulle pensioni alte c’è già, è a scadenza, dovrà essere valutato se confermarlo in quella maniera o diversamente, ma nulla di nuovo è allo studio. Questi terreni vanno valutati concretamente se e quanto ci sono le condizioni, altrimenti facciamo atti che preoccupano le persone senza poi produrre nulla, producono solo incertezza. Non credo sia il caso di alimentare eventualmente delle incertezze, quando il governo parla deve parlare con atti che diventano decisioni concrete”.
E il ministro Poletti cosa ne pensa? Tutte le ipotesi sono al vaglio del ministero ma non sembra aprire nessuna porta.
“Valutiamo praticamente tutte le opzioni che ci sono in campo. C’era quella del prestito pensionistico che aveva predisposto il ministro Giovannini. Ci sono queste proposte che sono venute dall’Inps. Poi ce ne sono altre presenti in parlamento. C’è la proposta che ha fatto Damiano. Materiali su cui lavorare ce ne sono tanti. Il problema vero è trovare quel punto di equilibrio di sostenibilità economica e sociale che ci consente di fare l’operazione. (…) Lavoriamo a predisporre le condizioni per cui se si farà una proposta, sia percorribile”.