Quali sono le alternative per integrare un assegno pensionistico Inps prossimo a possibili revisioni al ribasso, visto il possibile impatto della Brexit sul Pil italiano? Sono diverse, divise fra le più prudenti e quelle più orientate al rendimento, a condizione della ripresa del mercato.
I fondi pensione, che godono assieme ai “Pip” della possibilità di detrazione fiscale fino a 5.165 euro all’anno di versamenti, possono rendere, nelle loro traduzioni più caute, un 2% medio annuo. In 35 anni di pagamenti la rendita accumulata con 2.400 euro di versamenti annui, ammonterebbe a 6.200 euro. I rendimenti tendono a migliorare con l’introduzione di obbligazioni a maggiore rischio e quote azionarie anche se, in questo caso, le scommesse più audaci convengono con l’allungarsi della distanza dall’età della pensione. Infatti, turbolenze come quelle sperimentate a inizio anno non hanno premiato i fondi pensione prevalentemente azionari. Secondo i dati Morningstar i migliori rendimenti da gennaio a oggi li hanno realizzati i fondi pensione obbligazionari, se ne trovano 7 nella top 10 dei migliori performer, seguiti in classifica dai bilanciati prudenti. Allo stesso tempo i fondi pensione azionari occupano 5 delle 10 peggiori performance da inizio anno. Puntare sulle azioni potrebbe essere una scelta vincente, dunque, in un’ottica superiore ai 10 anni d’investimento: particolarmente favorevole ai fondi pensione prevalentemente azionari, ad esempio, sono stati gli ultimi 5 anni, nei quali vediamo svettare 4 fondi azionari nelle prime 5 posizioni per rendimento (sempre secondo i dati Morningstar).
Se si preferisce rinunziare alle detrazioni statali in cambio di maggiore flessibilità si potrà optare per polizze unit linked, con l’opportuno ragguaglio sulla maggiore volatilità di questi strumenti attivi nell’investire i premi raccolti dai clienti in fondi d’investimento e Sicav: nessuna garanzia sul capitale investito è offerta, per cui, alla fine dei conti, può anche andare male. Per quanto riguarda le polizze vita basate sulle cosiddette gestioni assicurative separate vita, offrono più certezze sul mantenimento del capitale, ma anche prospettive di rendimento assai più modeste (il minimo garantito è compreso fra l’1,5% e il 3%) visti magri tassi d’interesse offerti dal principale asset detenuto da tali polizze, i titoli di stato.
Un’ultima alternativa, in particolare alle unit linked, è costituita dall’investimento diretto in Etf e fondi con una strategia di lungo periodo: si perdono i vantaggi fiscali, anche qui, e le garanzie sul capitale, ma si guadagna la possibilità di riavere indietro il capitale all’occorrenza, senza sottostare ai vincoli delle soluzioni precedenti. Meglio, come sempre, percorrere questa strada con l’aiuto di una consulenza professionale.