Non solo quota 100. Nel panorama previdenziale italiano dal 1° aprile 2019 scatta una grossa novità per circa 5,6 milioni di pensionati che vedranno ricalcolato l’importo per effetto del nuovo schema di rivalutazione previsto per il triennio 2019-2021 dalla legge di bilancio.
La legge di Bilancio prevede in particolare che per le pensioni fino a tre volte il minimo l’adeguamento all’inflazione è piena al 100%, mentre per tutti gli altri assegni la rivalutazione è compresa tra un massimo del 97% e un minimo del 40 per cento. Per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o superiori a tre volte l’assegno minimo Inps e con riferimento all’importo complessivo la rivalutazione è:
- del 97% per gli assegni tra 1.522 e 2.029 euro al mese;
- del 77% per gli assegni tra 2.029 e 2.538 euro al mese;
- del 52% per gli assegni tra 2.537 e 3.046 euro al mese;
- del 47% per gli assegni tra 3.046 e 4.061 euro al mese;
- del 45% per gli assegni tra 4.061 e 4.569 euro al mese;
- del 40% per gli assegni oltre 4.569 euro al mese
Come riporta Il Sole 24 Ore, tutte queste percentuali vanno applicate all’inflazione che per il 2019 è stata stimata all’1,1% con la conseguenza che se le pensioni fino a 1.522 euro avranno un incremento dell’1,1% quelle oltre le nove volte il minimo (superiori a 4.569 euro al mese) recupereranno solo lo 0,44 per cento.
Conguagli: ecco a quanto ammontano
Inoltre nei prossimi mesi l’Inps chiederà il conguaglio di quanto indebitamente dato nei primi tre mesi dell’anno, visto che la novità doveva partire dal 1° gennaio ma è stata rinviata. A quanto ammonteranno? Secondo le ipotesi del Sole, chi riceve una pensione di 2.300 euro nel 2018 che ad aprile scenderà a 2.319, 48 euro, dovrà restituire circa 5 15 euro per il trimestre gennaio-marzo 2019. Così per chi ha una pensione di 2.800 euro che ad aprile si abbasserà a 2.816, 02 euro, l’importo da restituire sarà di 12,94 euro al mese per tre mesi.