Economia

Pensioni: dopo Quota 100 spunta ipotesi Quota 102, ma la Lega non ci sta

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Resta tutta da definire la riforma delle pensioni nel dopo Quota 100. Mentre entrano nel vivo le discussioni sulla manovra da 25 miliardi che il governo si appresta a presentare a Bruxelles, resta il nodo dell’uscita anticipata per le pensioni. Una delle proposte avanzate è quello di “Quota 102”. Una misura, transitoria per due anni, che da darebbe il tempo all’esecutivo di definire una riforma.

Ricordiamo, a questo proposito, che da gennaio 2022 , terminata la sperimentazione della pensione anticipata con la Quota 100, tornerà lo scalone anagrafico che, dai 62 anni di età e 38 di contributi, impone bruscamente un minimo di 67 anni di età per la pensione di vecchiaia e almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) per quella anticipata. Si tratta quindi di una corsa contro il tempo per evitare appunto lo scalone della della legge Fornero.

Quota 102, come funziona

Con Quota 100 si introduceva la possibilità di andare in pensione con un’età di 62 anni in caso si fossero accumulati 38 anni di contributi. Con Quota 102 si richiede comunque il raggiungimento di 38 anni di contributi, con la possibilità di ritirarsi però a 64 anni. In altre parole, gli anni di contributi restano costanti, mentre l’età anagrafica da sommare aumenta di due anni: non più la quota 100 data da 38+62 ma la quota 102 data da 38+64.

Quota 102, la Lega non ci sta

L’ipotesi Quota 102 non piace ai leghisti che chiedono che il meccanismo sia reso più flessibile, mantenendo per alcune categorie quota 100. “Quota 102”, secondo gli esponenti del partito di Salvini, interesserebbe una platea troppo ristretta, di qui la richiesta di un intervento più ampio.

Dopo Quota 100, le altre opzioni

Anche altre opzioni sono state esplorate, compreso l’Ape contributivo, come è stata ribattezzata la proposta del presidente dell’Inps Pasquale Tridico di consentire l’uscita anticipata da 63-64 anni con una penalizzazione dell’assegno fino al raggiungimento dei 67 anni.

In pratica ai lavoratori appartenenti al sistema misto verrebbe garantita la possibilità di accedere intorno ai 63/64 anni a una prestazione di importo pari alla quota contributiva maturata alla data della richiesta per poi avere la pensione completa al raggiungimento dell’età di vecchiaia.

Sul tavolo resterebbero l’ampliamento a nuove categorie dell’ape social, la proroga di Opzione donna e anche l’eventuale ampliamento del contratto di espansione. In ballo sul fronte della previdenza resta anche la questione dell’adeguamento degli assegni in essere all’inflazione.