Economia

Pensioni: doppia proroga per Ape sociale e Opzione Donna

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Doppia proroga per un anno per Ape sociale e Opzione Donna, la sterilizzazione degli effetti negativi del calo del Pil sul montante contributivo. E ancora: piena copertura previdenziale per il part time verticale; riduzione della soglia da 1.000 a 500 dipendenti per il contratto di espansione; il mantenimento fino a 7 anni dell’isopensione, valutando la possibilità di introdurre la Naspi per il primo periodo di uscita.

Sono alcuni dei provvedimenti che ieri il governo, al tavolo con Cgil, Cisl e Uil sul sistema previdenziale, si è impegnato a introdurre in vista della legge di Bilancio. Un appuntamento che arriva, dopo il precedente round dell’8 settembre, a poche ore dal Consiglio dei ministri in calendario venerdì proprio per esaminare il Documento programmatico di bilancio e la bozza della manovra.

La dote del capitolo pensioni per il primo anno di programmazione si aggira attorno ai 200 milioni, che salgono a circa 500 milioni nel 2022 e 640 milioni nel 2023. E potrebbe comprendere una nuova salvaguardia per i cosiddetti lavoratori esodati (la nona, per 4.500/6.000 soggetti), anche se non è da escludere che questa finestra di anticipo valida fino al gennaio del 2022, possa poi essere recuperata nelle prossime settimane con un emendamento parlamentare.

Le organizzazioni sindacali apprezzano le aperture ma sottolineano di non aver ricevuto risposte su altre due rivendicazioni: la risoluzione definitiva della questione esodati e l’estensione della quattordicesima ai titolari di pensione inferiore ai 1.500 euro. Inoltre, chiedono di fare di più per le donne, per i lavoratori fragili, sul contratto di espansione e sull’isopensione.

Resta nodo riforma pensioni dopo Quota 100

Spazio anche alla definizione di un periodo di silenzio-assenso per rilanciare l’adesione alla previdenza complementare; una norma per rendere esigibile il Fondo esattoriali; la proroga dei termini per le due Commissioni di studio sulla separazione tra assistenza e previdenza e sui lavori gravosi.

Resta invece rinviata alle prossime settimane invece la discussione sulla riforma delle pensioni che dovrebbe prendere forma, una volta esaurita Quota 100, nel 2022.

Il confronto si rende necessario per allentare le possibili conseguenze del cosiddetto scalone. In pratica, in assenza di un’alternativa, tornerebbero in campo i requisiti di uscita della riforma Fornero.
Il significherebbe fino a cinque anni di lavoro in più per la pensione di vecchiaia a 67 anni o l’uscita con la pensione anticipata con circa 43 anni di contributi.