ROMA (WSI) – La Commissione europea pronta a sanzionare l’Italia. Nel mirino di Bruxelles le differenze tra uomini e donne negli di anni di contributi che devono essere versati per ottenere il pensionamento anticipato.
Secondo quanto anticipato dall’agenzia ‘Ansa’, giovedì sarà decisa la messa in mora dell’Italia: si tratta del primo passo della procedura d’infrazione e viene seguita, a stretto giro, dall’invio al governo di una lettera in cui vengono dettagliate le contestazioni e chieste delucidazioni entro un ragionevole lasso di tempo (in genere un paio di mesi).
La norma contestata è la legge 214 del 2011, in base alle quali gli anni minimi di contribuzione per ottenere la pensione prima di arrivare all’età massima sono stati fissati in 41 e 3 mesi per le donne e 42 e 3 mesi per gli uomini.
Secondo i servizi che fanno capo al commissario Ue alla giustizia Viviane Reding, titolare del dossier, la norma italiana (che dovrebbe entrare in vigore a partire dal gennaio prossimo) è in contrasto con l’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che stabilisce la parità di trattamento tra uomini e donne. E va anche al di là dei margini di manovra lasciati ai Paesi dalla direttiva varata dall’Ue nel 2006.
Già in passato, nel 2010, la Commissione Ue era scesa in campo contro l’Italia, dopo la sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di giustizia Ue, intimando l’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne nell’ambito della Pubblica amministrazione. La questione venne poi risolta dal governo attraverso la riforma che portò anche per le donne, a partire dal 2012, l’età pensionabile a 65 anni.
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