Economia

Pensioni: governo estende Ape social. Cgil: “Non basta”

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MILANO (WSI) – Si delineano i contorni del capitolo pensioni nella legge di bilancio 2018. Se da una parte è ufficiale che lo stop all’aumento dell’età pensionabile dal 2019 non ci sarà, dall’altra l’anticipo pensionistico verrà esteso ad altre categorie di lavoratori.

La Commissione bilancio della Camera ha approvato l’emendamento del governo che estende la platea dell’Ape social a 4 categorie in più di lavoratori gravosi, gli stessi per cui, oltre alle altre 11 categorie già comprese, non scatterà dal 2019 l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni.  Sale anche ad un anno per ogni figlio, entro il limite di due anni, lo sconto sui requisiti di accesso all’Ape social concesso alle lavoratrici donne. La norma attuale prevede una riduzione dei requisiti contributivi di 6 mesi per ogni figlio.

La legge di bilancio recepisce così anche l’ultima parte dell’accordo trovato con Cisl e Uil sulle pensioni. Come ha dichiarato il leader della Cisl, Annamaria Furlan:

“E’ molto importante che il Governo stia rispettando gli impegni  che si è assunto al tavolo del negoziato”.

Entusiasmo espresso anche da Cesare Damiano e Luisa Gnecchi, rispettivamente presidente e capogruppo Pd della Commissione Lavoro alla Camera:

“Sull’Ape sociale siamo riusciti a compiere alcuni passi avanti. Il primo obiettivo che ci siamo proposti è quello di consolidare i contenuti del verbale di sintesi”.

Fuori dal coro la Cgil che affida al segretario confederale Roberto Ghiselli tutto il suo rammarico:

“Accogliamo con favore  alcune novità introdotte dal Governo, ma permangono forti criticità (…) i correttivi finora ipotizzati dal Governo, relativi all’ampliamento di quattro categorie di lavori gravosi, all’intervento sulle donne madri e sui contratti a termine, senza ulteriori misure sarebbero del tutto irrilevanti e determinerebbero anche per il 2018 l’esclusione di tantissimi lavoratori dalle prestazioni. La Cgil propone di abbassare il requisito contributivo per i lavoratori impegnati in attività gravose da 36 a 30 anni, e modificare la continuità professionale richiesta di 6 anni su 7 allargandola all’ipotesi di 7 su 10″.