Ad inizio 2021 sono in pagamento 423.009 pensioni previdenziali per il settore privato e 53.270 per il settore pubblico con durata di ben 41 e più anni. Andando nei dettaglio, nel settore privato beneficiano di queste pensioni di durata ultra-quarantennale 343.064 donne (81,1%) e 79.945 uomini (18,9%), andati in pensione nel lontano 1980 o addirittura ancor prima mentre lo scorso anno erano 502.327 con un decremento del 16% rispetto al 2020, pari a 79.318 prestazioni eliminate, molte delle quali purtroppo a causa di COVID-19; per i dipendenti pubblici delle 53.274 pensioni (erano 59.536 nel 2020), 36.372 sono appannaggio delle donne (68,3%) e 16.902 degli uomini (31,7%).
Pensioni, il rapporto di Itinerari Previdenziali
Questi i numeri che emergono dal Nono Rapporto – “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano – Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2020” di Itinerari Previdenziali. Il Rapporto ha riguardato tutte le gestioni previdenziali dell’INPS, lavoratori dipendenti, fondi speciali, ex ENPALS (lavoratori dello spettacolo), artigiani, commercianti, agricoli, Ferrovie dello Stato ed ex INPDAP per i dipendenti pubblici, le cui prestazioni decorrono e sono state liquidate dal 1980 e in anni ancora precedenti, classificate per singolo anno di liquidazione fino a quelle decorrenti dal 2020.
Sono così individuati 41 gruppi di ex lavoratori classificati secondo l’anno di pensionamento per una durata che va da 41 o più anni per quelle liquidate nel 1980, o prima, fino a una durata inferiore all’anno per quelle decorrenti dal 2020, ripartite per sesso, tipo di gestione previdenziale e categoria di pensione liquidata. Ebbene, dice il Rapporto, questi pensionati sono andati in quiescenza con età medie di 39,7 anni per gli uomini e 42,3 per le donne per quanto riguarda il settore privato e 39,3 per gli uomini e 42,1 per le donne nel settore pubblico.
Età molto basse anche a causa di baby pensioni, prepensionamenti e pensioni di invalidità che, a quel tempo, venivano usate come oggi si utilizzano APE sociale, precoci, Opzione Donna e gravosi. Inoltre, dice il Rapporto, la durata delle pensioni erogate dal 1980 o prima nel settore privato e ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni (età media attuale meno età media alla decorrenza) e nel settore pubblico di quasi 44 anni e non tengono conto, ovviamente, di quelli che sono andati in pensione a età più mature ma che sono deceduti.
“A oggi il sistema è sostenibile e lo sarà anche tra 15 anni, nel 2035, quando le ultime frange dei baby boomer nati dal Dopoguerra al 1980 si saranno pensionate», assicura Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali.
“Perché si mantenga la sostenibilità pensionistica, sarà però indispensabile intervenire su 4 ambiti fondamentali: 1) le età di pensionamento, attualmente tra le più basse d’Europa (62 anni l’età effettiva in Italia contro i 65 della media europea), nonostante un’aspettativa di vita tra le più elevate a livello mondiale; 2) l’invecchiamento attivo dei lavoratori, attraverso misure volte a favorire un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce più senior della popolazione; 3) la prevenzione, intesa come capacità di progettare una vecchiaia in buona salute; 4) le politiche attive del lavoro, da realizzare di pari passo con un’intensificazione della formazione professionale, anche on the job».
Con il Covid spesa previdenziale cala
Dai dati aggiornati a fine 2020, raccolti e analizzati da “Itinerari previdenziali”, emerge che, anche per effetto dell’emergenza Covid, calano gli occupati (22.839.000) e aumentano leggermente i pensionati (16.041.202). Con una conseguente ricaduta sul rapporto attivi/pensionati, che risulta in peggioramento (da 1,4578 a 1,4238) dopo il record positivo del 2019.
Il rapporto evidenzia anche che si riduce il numero delle prestazioni in pagamento (in media 1,4162 per pensionato), mentre passa dai 18.765 euro del 2019 a 19.181 euro nel 2020 l’importo medio effettivo del reddito pensionistico. Il 96,3% dell’eccesso di mortalità registrato nel 2020 – si legge nel Rapporto – ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate. Considerando per compensazione l’erogazione delle nuove reversibilità, si quantifica in 1,11 miliardi il risparmio, tristemente prodotto nel 2020 da dal Covid a favore dell’Inps, e in circa 11,9 miliardi la minor spesa nel decennio”.
Sono oltre 476mila le pensioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti) pagate da oltre 40 anni;423mila sono le prestazioni che riguardano il settore pubblico e 53.274 quelle riguardanti il settore privato. Tra queste oltre 217mila sono assegni di invalidità o inabilità previdenziale mentre quelle ai superstiti sono oltre 183mila nel complesso (168.403 quelle del settore privato con un’età media alla decorrenza di 38,29 anni).