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Pensioni: le date dei pagamenti di ottobre 2021

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Anche per il mese di ottobre 2021 il pagamento delle pensioni dovrà attenersi ad uno specifico calendario, introdotto mesi fa allo scoppio della pandemia da Coronavirus con l’obiettivo di evitare assembramenti.

Pensioni: calendario pagamento ottobre 2021

In particolare, il pagamento delle pensioni in contanti avverrà secondo la seguente turnazione alfabetica che potrà variare in base al numero di giorni di apertura dell’ufficio postale di riferimento.

  • A – C ritiro pensione il giorno lunedì 27 settembre;
  • D – G ritiro pensione il giorno martedì 28 settembre;
  • H – M ritiro pensione il giorno mercoledì 29 settembre;
  • N – R ritiro pensione il giorno giovedì 30 settembre;
  • S – Z ritiro pensione il giorno venerdì 1 ottobre.

Chi riceve la pensione presso le filiali bancarie non deve rispettare nessun calendario preciso. Infatti le banche continuano ad accreditare l’importo pensione il 1 ottobre 2021. In attesa però del ritiro della pensione, bisognerà rispettare sempre le norme anti-Covid indossando la mascherina e tenendo il distanziamento sociale di almeno 1 metro.

La riscossione della pensione di ottobre 2021 dei pensionati di età pari o superiore ai 75 anni, abituati al ritiro in contanti, può avvenire anche con delega ai Carabinieri. E’ quasi certo che il ritiro della pensione con delega ai Carabinieri continuerà sino a fine emergenza Coronavirus. Gli over 75 in particolare possono richiedere gratuitamente la delega ai Carabinieri per il ritiro pensione in contanti; la pensione sarà recapitata direttamente presso il domicilio del pensionato. Questo avviene qualora non fossero già stati incaricati altri soggetti per il ritiro della pensione in banca o alle poste.

Pensioni: aperto il cantiere riforma. Le novità allo studio

Mentre si avvicina la scadenza della famigerata Quota 100 (in calendario a fine anno), si prevede un autunno caldo sul fronte della riforma delle pensioni in Italia.

Le opzioni sul tavolo sono tante ma rischiano di incagliarsi sul nodo dei costi. Da un lato la Lega e il Movimento 5 Stelle sarebbero intenzionati a varare nuovi provvedimenti, ma anche all’interno del Partito democratico il ritorno della “Fornero” senza scappatoie sarebbe uno scenario poco apprezzato, mentre i sindacati, con la richiesta di nuove forme di flessibilità puntano alla cosiddetta Quota 41 (possibilità di uscita al quarantunesimo anno di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica) o su pensionamenti anticipati per i lavoratori raggiunta l’età di 62-63 anni.

 Tra le ipotesi riportate dai vari quotidiani per la riforma delle pensioni prende forza l’ipotesi dell’Ape sociale”. L’idea è quella di utilizzare strumenti già a disposizione, in versione rafforzata: tra questi l’Ape sociale che “dovrebbe essere utilizzabile anche da altre categorie di lavoratori impegnati in attività considerate gravose o usuranti”.  Ipotesi gradita anche al presidente dell’Inps Tridico. Diventa così sempre più probabile l’allargamento della platea dell’Ape sociale, il cosiddetto anticipo pensionistico che consente il sostanziale prepensionamento con almeno 63 anni di età.

E’ stata la legge di bilancio 2017 a prevedere un’indennità a carico dello Stato erogata dall’Inps, a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all’estero. E’ la cosiddetta Ape sociale, un’indennità  corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia.

L’Ape sociale è una misura sperimentale in vigore dal 1° maggio 2017 la cui scadenza, in seguito a successivi interventi normativi è stata prorogata fino al 31 dicembre 2021. Ultimamente il governo Draghi starebbe valutando un’estensione della misura e al tempo stesso un allargamento della platea dei beneficiari come misura di sostituzione di quota 100.

Anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha dato il suo beneplacito alla riforma previdenziale che si incentri sull’Ape ma ha anche proposto una sua idea.

Abbiamo uno strumento, l’Ape sociale, che andrebbe rafforzato facendo entrare altre categorie degne di protezione, ma sulle base dell’effettiva gravosità delle singole mansioni e questo all’interno di un sistema contributivo che ormai è la regola. Nella visione della flessibilità io avevo proposto anche un doppio canale, uscita a 63 anni con la quota contributiva, mentre la pensione completa scatterebbe ai 67“. “Un meccanismo del genere – sottolinea ancora Tridico – porterebbe sostenibilità per i conti pubblici e flessibilità; ma se non lo si adotta, allora la via è quella degli interventi chirurgici come appunto l’estensione dell’Ape sociale e delle regole per i lavori usuranti. Anche l’Europa ci chiede di non tornare indietro sulle riforme previdenziali: d’altra parte abbiamo deciso che i nostri figli avranno queste regole e quindi a maggior ragione devono andare bene per noi” ha spiegato al Messaggero.