Economia

Pensioni minime Inps in aumento nel 2025: ecco di quanto

Le pensioni minime erogate dall’Inps nel 2025 potrebbero aumentare del 2,7 per cento, ammontando a conti fatti a 631,37 euro dai 614,77 attuali. Lo prevedono fonti vicine al dossier manovra di bilancio.

Pensione minima: cos’è e chi la riceve

La pensione minima, introdotta con la legge n. 638 dell’11 novembre 1983, è una misura che garantisce un importo minimo per tutti i trattamenti previdenziali, comprese le pensioni anticipate, le pensioni di reversibilità e le pensioni ai superstiti, nel caso in cui l’importo della pensione non raggiunga il valore minimo stabilito dalla legge. Tuttavia, sono escluse le pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo, fatta eccezione per il regime “Opzione donna“.

Con il comma 310 dell’articolo 1 della legge n. 197 del 29 dicembre 2022, il Governo ha formalizzato l’aumento delle pensioni minime. Nel 2024, l’importo minimo della pensione è stato portato a 614,77 euro al mese per tutti i pensionati che ne hanno diritto. Questo aumento è stato introdotto come misura di sostegno per contrastare l’inflazione e migliorare il potere d’acquisto dei pensionati con redditi più bassi.

Pensioni minime 2025: ecco di quanto aumenteranno

L’assegno minimo erogato dall’Inps dal 2025 dovrebbe passare dai 614,77 euro attuali a 631,37 euro, 16 euro e spiccioli che equivalgono ad un aumento del 2,7 per cento.

Insufficiente per il Codacons l’aumento delle pensioni minime a 621 euro che dovrebbe essere inserito in Manovra, una elemosina da poco più di 6 euro al mese che non migliorerà le condizioni economiche dei pensionati italiani.

Sul fronte delle pensioni basse serve uno sforzo ulteriore da parte del governo, soprattutto alla luce degli ultimi dati Istat che attestano il crollo dei consumi da parte dei pensionati italiani – spiega l’associazione – Nel 2023 la spesa media per consumi delle persone sole con più di 65 anni è aumentata in valore del +0,92% su base annua, ma in termini reali, a causa dell’aumento dei prezzi al dettaglio, è crollata del -4,78%. Solo per gli alimentari, che rappresentano quasi il 19% della spesa totale annua di un pensionato, i consumi in valore sono cresciuti nell’ultimo anno del +8,1%, ma per effetto della forte inflazione che ha colpito il comparto di cibi e bevande i pensionati hanno tagliato la spesa alimentare in media del -1,83%.

“Il caro-prezzi ha inciso maggiormente sui cittadini che percepiscono pensioni basse, portando tra il 2022 e il 2023 ad una forte perdita del potere d’acquisto a danno di tale categoria di utenti – afferma il presidente Carlo Rienzi – Per questo un aumento delle pensioni minime del 2,7%, con un incremento di appena 6 euro al mese rispetto ai 614,77 di quest’anno, rappresenta una elemosina inadeguata a colmare il peggioramento delle condizioni economiche subito dai pensionati”.

Ape sociale, Quota 103, Opzione donna 2025: le altre novità sulle pensioni

Tra le altre misure previdenziali introdotte con la legge di bilancio 2025 approvata dal Cdm troviamo anche il rifinanziamento dell’Ape sociale. In particolare si incrementa di 20 milioni di euro per l’anno 2025, 30 milioni di euro per l’anno 2026, 50 milioni di euro per l’anno 2027 e di 10 milioni di euro per l’anno 2028, l’autorizzazione di spesa relativa all’indennità APE sociale.

Inoltre sono confermate le misure della legge di bilancio 2024 e sono potenziate quelle destinate ai lavoratori pubblici e privati che, pur in età pensionabile, mantengono l’impiego. Ciò significa che sono prorogate al 2025 le misure per il pensionamento anticipato come Quota 103 e Opzione Donna.

Quota 103 prorogata nel 2025

Per il 2025, Quota 103 rimarrà invariata rispetto all’anno precedente. Questa misura di pensionamento anticipato permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma ci sono alcune condizioni che potrebbero ridurne l’attrattiva. Chi sceglie di andare in pensione con Quota 103 accetta di ricevere una pensione basata interamente sul metodo contributivo, che tende a essere meno vantaggioso rispetto al retributivo, portando a un importo inferiore. Inoltre, le finestre di uscita si sono allungate: i lavoratori del settore privato devono aspettare sette mesi dalla richiesta prima di ricevere l’assegno, mentre per i dipendenti pubblici l’attesa è di nove mesi. Questo significa che, di fatto, si può andare in pensione con almeno 41 anni e sette (o nove) mesi di contributi

Opzione Donna 2025

Opzione Donna 2025 permetterà di offrire alle lavoratrici del settore pubblico e privato la possibilità di andare in pensione anticipata con almeno 35 anni di contributi. Tuttavia l’importo della pensione verrà calcolato interamente con il sistema contributivo.

La Legge di Bilancio 2025 ha confermato i requisiti anagrafici e contributivi per poter accedere ad Opzione donna quindi, il requisito d’età rimane fissato a 61 anni, ma può essere ridotto fino a 58 anni in presenza di specifiche condizioni, come il numero di figli (con una riduzione di un anno per ciascun figlio fino a un massimo di due) o in casi di licenziamento o di dipendenti di aziende in crisi​

.Le lavoratrici che desiderano usufruire di questa opzione devono inoltre appartenere a categorie specifiche, come caregiver, disabili al 74% o più, oppure dipendenti di aziende in crisi. Questo programma mira a offrire maggiore flessibilità alle lavoratrici, permettendo loro di uscire dal mondo del lavoro in anticipo in determinate circostanze.