Nonostante l’Inps abbia lanciato un vero e proprio allarme circa l’equilibrio del sistema previdenziale italiano, il Governo Meloni non sembra voler mollare l’introduzione di nuove forme di flessibilità in uscita per le pensioni. Tanto che il ministro del lavoro, Marina Calderone, ha firmato un decreto per attivare l’Osservatorio, un nuovo organismo tecnico che avrà il compito di monitorare l’andamento e la composizione della spesa previdenziale e di formulare proposte per la revisione del sistema pensionistico. E che sarà composto da 14 membri, oltre al presidente, in parte indicati dal Ministero del Lavoro e per la restante fetta dal Ministero dell’Economia. L’Osservatorio avrà una fisionomia simile a quella del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, istituito sulla scia della riforma Dini, entrata in vigore nel 1995.
Il mandato, come ha sottolineato la stessa Calderone rispondendo a un Question time alla Camera a fine marzo, è di “monitorare i fattori che influenzano l’andamento del settore, consentendo una revisione sostenibile dell’universo previdenziale”. E per delineare le linee guida di questa revisione l’Osservatorio dovrà indirizzare il suo lavoro anzitutto in due direzioni: sul fronte dei pensionamenti anticipati avrà il compito di verificare l’efficacia e la sostenibilità di ulteriori forme di “staffetta generazionale”, mentre sul versante del cosiddetto “secondo pilastro” sarà chiamato a sintetizzare proposte di interventi utili al rilancio della previdenza complementare. Ma sullo sfondo resta anche l’annosa questione della separazione delle voci assistenziali da quelle previdenziali.
Dopo Quota 103 e Quota 41 cosa accadrà alla riforma pensioni?
Il 31 dicembre si esaurirà l’esperienza annuale di Quota 103, la possibilità di uscire con 41 di versamenti e 62 anni d’età, che è stata introdotta dal governo Meloni per il solo 2023 dopo lo stop a Quota 102. L’attuale esecutivo punta a introdurre Quota 41 (l’uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica), che però resta un obiettivo perseguibile nell’arco della legislatura appena cominciata. Pertanto, per il 2024 sarà probabilmente necessaria un’altra misura “ponte” in attesa che venga definito lo schema di riorganizzazione del sistema previdenziale su cui era stato avviato il confronto con le parti sociali, che però risulta al momento in “stand by”. Proprio per giungere a un riassetto dell’impalcatura pensionistica il ministro Calderone ha comunque deciso di istituire l’Osservatorio con il compito di monitorare l’andamento della spesa pensionistica e formulare adeguate proposte.
Spazio alla staffetta generazionale per pensioni sostenibili
Come indicato da Calderone alla Camera, l’Osservatorio dovrà prestare particolare attenzione ai sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale, per verificare la sostenibilità di forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica ma consentano un ciclo virtuoso fra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione. Gli esperti nominati dal ministro del Lavoro dovranno, in particolare, “verificare l’efficacia” e “la sostenibilità di ulteriori forme di staffetta generazionale, studiando anche l’introduzione di misure rivolte specificatamente alle piccole e medie imprese con il sostegno della bilateralità”. Un meccanismo quello della “staffetta generazionale” che dovrebbe poggiare anche sul ricorso alla formula “part time-pensione” per i lavoratori più anziani.
Il dato chiave in questo senso fornito dall’Inps è il fatto che oggi ci sono 1,42 lavoratori per “pagare” ogni pensionato. Detto in altri termini, 22,8 milioni di occupati per 16,1 milioni di pensionati. Un rapporto ancora distante dal valore 1,5, considerato come soglia minima necessaria per la stabilità di medio-lungo termine, e che si prevede scenderà ad 1,3 nel 2029, con il serio rischio di arrivare a 1 nel 2050.
Nodo della separazione previdenza-assistenza
Quando si parla di “non gravare sulla spesa pubblica” si rimanda principalmente al nodo della separazione previdenza-assistenza su cui il nuovo organismo è chiamato a pronunciarsi, analizzando l’andamento e la composizione della spesa previdenziale. Governo e sindacati guardano con molta attenzione alla possibilità di separare le voci assistenziali da quelle strettamente previdenziali. Basti pensare che dall’ultima rilevazione condotta dall’Inps è emerso che il 46,5% delle pensioni liquidate dall’Istituto nel solo 2022 è inquadrabile nel capitolo assistenza.
Proprio su quest’ultima questione si è espresso anche Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, che fotografa ogni anno il welfare italiano nel suo Rapporto annuale. Commentando il decimo paper elaborato dal pool di esperti di previdenza da lui guidato, ha dimostrato l’insostenibilità delle proposte di pensione anticipata del Governo in carica: “bisogna evitare riforme che abbassino ulteriormente l’età effettiva di pensionamento, oggi intorno ai 63 anni contro i 65 della media UE, promuovere l’aumento dell’occupazione e, soprattutto, dal lato delle spese mettere un freno all’aumento incontrollato delle prestazioni assistenziali. Ad oggi il sistema è sostenibile e lo sarà anche tra 10-15 anni, ma solo se considerato al netto dell’assistenza. La spesa per assistenza a carico della fiscalità generale è infatti passata dai 73 miliardi del 2008 ai 144,2 del 2021 (+97,7%), con un tasso di crescita annuo di oltre il 6%, addirittura 3 volte superiore a quello della spesa per pensioni. La stabilità del sistema previdenziale italiano rischia di essere minata dalle troppe eccezioni alla riforma Monti-Fornero, a partire dall’introduzione prima di Quota 100, poi di Quota 102 e infine di Quota 103”. Insomma, secondo Brambilla bisognerebbe evitare uscite anticipate ingiustificate per non ripetere gli errori del passato.
Il rilancio della previdenza integrativa
Infine, il Ministro del Lavoro ha già lasciato intendere in più di un’occasione che conta di rivitalizzare il cosiddetto “secondo pilastro”. Una priorità ribadita a Montecitorio: “l’Osservatorio avrà altresì il compito di sintetizzare proposte di interventi utili al rilancio del sistema della previdenza complementare, necessario a garantire un importo complessivo dignitoso per i futuri trattamenti pensionistici calcolati con il metodo contributivo”, ha detto Calderone.