Pensioni sempre più sottili, perdono colpi a causa blocco delle indicizzazione delle pensioni. Un processo che va avanti dal 2011. E che ha subito un nuovo rinvio all’1 gennaio 2023.
A denunciarlo è il sindacato Spi-Cgil dopo aver visionato la bozza della prossima legge di bilancio.
”Nello specifico l’articolo 61 prevede lo slittamento al 2023 del sistema di rivalutazione in vigore prima dei molteplici blocchi messi ripetutamente in atto dal 2011″.
Il meccanismo doveva essere ripristinato dal 1° gennaio 2022 e avrebbe garantito un maggiore recupero del potere d’acquisto delle pensioni, fortemente eroso negli ultimi dieci anni.
‘‘Ancora una volta – spiga l’organizzazione sindacale- si sceglie quindi di mettere le mani nelle tasche di una categoria che ha già dovuto pagare pesantemente le scelte politiche ed economiche dei vari governi che si sono succeduti. È un errore e una profonda ingiustizia, resa ancora più insopportabile perché fatta di nascosto e senza passare da alcun confronto con i Sindacati che rappresentano milioni di pensionati”.
Pensioni, che cosa è la perequazione
Ma quanto perdono con precisione i pensionati?
I calcoli li aveva fatti mesi fa la Uil avevano indicato che, in nove 9 anni, una pensione di 1.500 euro lordi mensili nel 2011, ha cumulato una perdita complessiva pari a 74,03 euro al mese, ossia 962,39 annui; un pensionato con un assegno di 1.900 euro lordi mensili nel 2011 ha subìto nello stesso periodo un mancato incremento di circa 1.378,83 euro lordi lordi annui.