“Le riforme delle pensioni sono importanti per la sostenibilità di lungo termine del bilancio e anche per il debito pubblico”. Così ha ammonito il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis di fronte alle proposte elettorali dei partiti italiani sulle pensioni. Molte formazioni hanno proposto di alleggerire o smantellare del tutto la riforma che dal 2019 porterà l’età pensionabile a 67 anni per tutti, tranne che per 15 mila lavoratori in impieghi gravosi.
Queste idee potrebbero però portare a lievitare la spesa sul Pil per il sistema previdenziale italiano, che ora è del 16%, seconda solo alla Grecia. Proposte come quella avanzata da Forza Italia di raddoppiare le pensioni minime potrebbe causare allo Stato una spesa aggiuntiva annua fra i quattro e i dieci miliardi. Matteo Salvini, leader della Lega ha promesso di abolire la legge Fornero. Anche secondo Tito Boeri, presidente dell’Inps, “le proposte dei partiti costano miliardi e miliardi, ci sono dei problemi molto seri”.
Per il Movimento 5 Stelle la riforma è uno “scandalo”, mentre il Partito Democratico è diviso fra chi vorrebbe un alleggerimento della riforma, che lega in automatico l’età della pensione alle aspettative di vita, e chi sottolinea la necessità di sostenere il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che tratta l’aumento del deficit italiano per il 2018 nelle sedi delle istituzioni europee.
A complicare il dibattito sono anche fattori come il calo della platea di persone che pagano i contributi, conseguenza del calo demografico, e la situazione dell’Inps. Nel 2016, il gap tra le prestazioni erogate dall‘Inps (307,8 miliardi) e i contributi versati (220,5 miliardi) è stato pari a circa 87,3 miliardi. C’è dunque uno squilibrio, anche se è stato ammortizzato dall‘apporto statale che nel 2016 è stato di circa 107 miliardi.