La sostenibilità delle pensioni è uno dei problemi di lungo periodo che più preoccupano le finanze pubbliche del Bel Paese. Con l’invecchiamento della popolazione, si riduce sempre più la quota di lavoratori che con i loro contributi accrescono i fondi con cui l’Inos eroga le prestazioni pensionistiche.
“Il quadro al 2029 non è positivo, il rapporto tra lavoratori e pensionati cala da 1,4 a 1,3 per arrivare al 2050 a uno a uno”, ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso dell’incontro sulla previdenza secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione. C’è criticità, dice, nella gestione del pubblico impiego e per gli stipendi erosi dall’inflazione.
Gli scenari futuri per le pensioni
Due le prospettive verso cui si tende: Quota 41, con riferimento alla sola anzianità contributiva, e Quota 100 ‘libera’, con il doppio riferimento all’anzianità contributiva e all’età della persona, senza paletti. Ma viene sottolineata la necessità di costruire una pensione di garanzia per le donne e per i giovani, e, più in generale, per le categorie che, per ragioni diverse, hanno carriere professionali discontinue.
A tracciare un quadro generale sulla situazione è il Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano prodotto dal centro studi Itinerari Previdenziali, che per primo aveva messo in luce i rischi derivanti dallo stretto rapporto tra occupati e pensionati. Negli ultimi anni si è visto come dopo un decennio contraddistinto dal graduale innalzamento dei requisiti anagrafici e contributivi, il numero di pensionati è di nuovo risalito sfondando quota 16 milioni di persone a carico del sistema previdenziale. E sul numero di occupati non va certo meglio: siamo tra le nazioni peggiori in Europa sul fronte occupazionale con solo il 39% di lavoratori in rapporto alla popolazione (23 milioni su 36 milioni di italiani in età da lavoro).
I 4 interventi da fare
Insomma, la situazione del sistema previdenziale italiano è delicata. Gli esperti affermano come per i prossimi 10-15 anni non dovrebbero esserci problemi di sostenibilità dello stesso, ma per evitare criticità nel lungo periodo ci sono 4 aspetti su cui bisognerebbe intervenire:
- l’età di pensionamento, attualmente tra le più basse d’Europa (circa 63 anni);
- l’invecchiamento attivo dei lavoratori;
- la prevenzione, intesa come capacità di progettare una vecchiaia in buona salute;
- le politiche attive del lavoro.