Quota 100 è l’istituto che permette di andare in pensione in misura anticipata grazie alla somma tra 38 anni di anzianità contributiva e 62 anni di età anagrafica. Si può così andare in pensione anticipata, stante la sussistenza di tali requisiti, senza penalizzazioni sull’assegno.
Quota 100: di cosa si tratta
L’introduzione di quota 100 è in misura sperimentale per un triennio, 2019-2021, al termine del quale andrà valutato se continuare o introdurre nuove misure previdenziali. Come ha reso noto l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, in base alle simulazioni condotte, il maggior numero di pensioni a fine anno ammonterebbe a poco più di 314.000 nel 2019, per poi aumentare sino a poco più di 372.000 nel 2021 e quindi ridursi gradualmente sino a 150.000 circa nel 2028. La maggiore spesa lorda ammonterebbe a circa 4 miliardi nel 2019, per poi aumentare sino a circa 8,6 miliardi nel 2021 e di lì cominciare a ridursi più rapidamente dal 2024 (circa 1,4 miliardi nel 2028).
Tenendo conto che l’anticipo della pensione riduce la rata ma aumenta il numero degli anni di fruizione, “quota 100” risulterà conveniente –come ha sottolineato l’UPB – per gran parte di coloro che matureranno i requisiti nel 2019, soprattutto se rientrano nel calcolo retributivo e hanno un tasso di sconto intertemporale superiore al 3 per cento.
Quota 100: quanto si perde
Abbiamo detto che aderendo a quota 100 non ci sono penalizzazioni sull’assegno eppure una perdita c’è. Trattasi dei contributi versati. Quota 100 difatti non è meno conveniente della pensione anticipata né di quella di vecchiaia ma piuttosto andando in pensione prima si versano meno contributi. In modo approssimativo, si stima una perdita di circa il 3,5% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia o anticipata. E’ stata una ricerca della Cisl, curata da Maurizio Benetti, ad analizzare quanto il lavoratore che accede prima alla pensione, perde sulla stessa per l’incidenza di diversi fattori.
In un’apposita tabella vengono riportati gli anni di anticipo pensionistico e i valori relativi alla perdita pensionistica per alcune tipologie di lavoratori/lavoratrici che maturano il diritto alla pensione con quota 100 a gennaio 2019 con 62 anni di età e 38 o più anni di contribuzione.
Rispetto alla pensione di vecchiaia l’anticipo pensionistico a 62 anni è di 5 anni per uomini e donne. La perdita pensionistica lorda va da un minimo di -17,8% per chi ha 42 anni di contribuzione a un massimo di -25,4% per chi ha 38 anni di contribuzione. La perdita pensionistica al netto dell’Irpef nazionale varia invece da un minimo di -15,8% a un massimo di -22,45. Sempre con riferimento ad un’età di 62 anni, diversi tra uomini e donne sono invece gli anni di anticipo rispetto alla pensione anticipata dato che le donne possono uscire con questo canale un anno prima. Le perdite nette per le donne variano da un minimo di -3% a un massimo di -18%, per gli uomini da un minimo di -3.5 a un massimo di -20%.