Quota 100 resterà per tutto il triennio di sperimentazione e cioè fino al 31 dicembre del 2021. La conferma è arrivata dal sottosegretario all’Economia, esponente del Pd, Pierpaolo Baretta, che in un’intervista al Foglio ha spiegato che la riforma delle pensioni targata Salvini-Di Maio arriverà alla sua scadenza naturale.
“In questo contesto di crisi profonda anzi può considerarsi un ammortizzatore sociale” ha spiegato Baretta.”E’ questo il motivo per cui non c’è quasi più nessuno tra i partiti che ne teorizza o chiede la morte prematura.
Anche perché la misura che consente di anticipare la pensione a 62 anni e 38 di contributi ha avuto meno successo del preventivato: 156 mila uscite nel 2019 contro le 290 mila ipotizzate nel decreto istitutivo, varato l’anno scorso dal governo M5S-Lega. Quasi la metà. Con un risparmio notevole di risorse, alla fine del triennio, già a quota 7 miliardi su 21 stanziati”.
Ma è escluso che vada oltre.
“Quando finirà non la rinnoveremo”, ha aggiunto. E coi “risparmi”che abbiamo accumulato rispetto alle spese preventivate, ci dedicheremo a una riforma del sistema pensionistico che non ci faccia tornare alla Fornero, ma che punti semmai a una sorta di ‘Nuova Ape social’, più generalizzata“.
Le parole di Baretta confermano come il governo sia pronto a far ripartire il dibattito sulla riforma pensioni.
“Bisogna scavallare l’autunno che ci attende: bisogna fare in modo che il settore del lavoro e quello delle imprese resistano ai mesi che verranno, e che saranno durissimi. Poi, nel 2021, il rimbalzo del pil ci aiuterà, se saremo bravi a pianificare la ripartenza. Le discussioni, anche aspre – osserva – sono fisiologiche in una fase così imprevedibile. Ma guai a pregiudicare alcuni capisaldi: primo fra tutti l’appartenenza al progetto europeo.
Che, insieme a un rinnovato impegno sullo stato sociale, è la vera linea della faglia tra i vari schieramenti politici”.
E sul Mes spiega:
“Nel Piano nazionale di riforme, necessario per ottenere i fondi europei, si stima in 32 miliardi la cifra necessaria per gli investimenti in sanità. Il nuovo Mes – sottolinea – ci concederebbe fino a 36 miliardi di prestito agevolato. La coincidenza non è certo casuale, e dà il segno di una scelta irrinunciabile. Non credo ci sia nessuno che, in questo momento, osi rifiutarsi di rinnovare il nostro sistema sanitario”.
In merito alla riforma fiscale, infine:
“serve una ristrutturazione complessiva di Irpef, Iva e tax expenditures connesse. Su entrambi i fronti servono riforme coraggiose, con attenzione per i ceti medio-bassi e le famiglie. Abbandoniamo qualsiasi suggestione per la flat tax, e pensiamo invece a modificare le aliquote, se necessario, nel rispetto del principio della progressività”.