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Pensioni, se l’Inps chiede indietro denaro anche durante la pandemia

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Nonostante le difficoltà economiche collegate alla pandemia, l’Inps non avrebbe esitato, in alcuni casi, ad avanzare le richieste di restituzione di denaro dovute a erogazioni pensionistiche passate risultate, in seguito, superiori al dovuto.

E’ quanto affermano al Giornale due avvocati che si occupano di difendere gli interessi di questi pensionati, ai quali l’Inps ha recapitato una lettera che li intima a restituire le somme elargite per errore. Si parla di cifre che raggiungono, nei casi citati dai due avvocati, le svariate migliaia di euro – ciascuno ha la sua specifica “storia” che non può essere generalizzata.

“Queste sviste” dell’Inps “possono essere di diversa natura: gli errori materiali che riguardano un importo versato dall’Inps superiore a quanto dovuto nel rateo della pensione, errore nell’erogazione della pensione di reversibilità del marito defunto, errori nell’erogazione di una prestazione assistenziale quale l’invalidità”, ha raccontato l’avvocato Celeste Collovati dello studio Dirittissimo.

Pensioni, attenzione a cosa chiede l’Inps

Per il pensionato che si vede arrivare una richiesta di restituzione da parte dell’Inps è importante valutare (o far valutare da un legale) le motivazioni alla base della pretesa. Spetta infatti all’istituto previdenziale “provare la causa dell’indebito”, spiega diritto.it, “in assenza delle prescritte ragioni che inducono l’Inps a chiedere la restituzione, un’eventuale pretesa in tal senso integrerebbe la palese violazione dell’art. 3, Legge 241 del 1990”.

Secondo quanto ha riferito l’avvocato Collovati “non si fa luogo a recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita percezione sia dovuta a dolo dell’interessato”.
Pertanto, se l’errore di base è stato dell’Inps, le somme versate in eccesso non devono essere restituite dal pensionato. E sta all’Istituto previdenziale dimostrare che sia andata diversamente e che il pensionato abbia volontariamente agito per ottenere dall’Inps più denaro del dovuto.
“Anche la Cassazione è intervenuta nel merito con un verdetto del 2017”, ha proseguito l’avvocato, “l’ente erogatore, l’Inps, può rettificare in ogni momento le pensioni per via di errori di qualsiasi natura, ma non può recuperare le somme già corrisposte, a meno che l’indebita prestazione sia dipesa dal dolo dell’interessato”.

Se il pensionato ha sempre adempiuto “agli oneri comunicativi nei confronti dell’ente previdenziale” come le “dichiarazioni dei redditi… non ci dovrebbero essere problemi”, ha spiegato al Giornale il secondo avvocato, Alessandro Milani, “la richiesta” a questo punto, “si considera illegittima e pertanto impugnabile attraverso un ricorso amministrativo”.