L’ultimo Def contiene una sonora bocciatura di una delle voci più popolari e discusse del capitolo pensioni: Quota 100. All’interno del Def, trasmesso ufficialmente alle Camere dal Governo, vengono messi in evidenza alcuni problemi della misura che era stata varata dal governo Conte I che, benché abbia esaurito la sua sperimentazione il 31 dicembre 2021, ancora oggi risulta essere accessibile a molti lavoratori.
Ricordiamo, infatti, che quanti non avevano fatto domanda per andare in pensione grazie a Quota 100, ma erano in possesso dei requisiti per usufruirne (61 anni di età e 38 di contributi), la possono ancora richiedere.
Quota 100, un problema ancora aperto
Il Documento di economia finanza punta il dito contro Quota 100 ed il mondo delle pensioni. All’interno del Def viene messo in evidenza che nel corso del triennio 2019-2021, proprio a seguito dell’introduzione della misura gialloverde, è stato registrato un accesso al pensionamento in maniera superiore rispetto ai livelli registrati nel periodo precedente il varo della Legge Fornero (2011).
Viene fatto notare anche quali siano stati gli effetti finanziari di questa forma di uscita anticipata dal lavoro: un’impennata della spesa per le pensioni nel 2023, che è pari ad un +7,1%, che si traduce, nel triennio successivo (2024-206), in ritmo medio di crescita pari al 4,4%. Complessivamente, per Quota 100, sono stati spesi qualcosa come 65 miliardi di euro.
L’impennata dei costi è stata anche determinata dalla spesa per l’indicizzazione degli assegni per tenerli al passo con l’inflazione. Si è tenuto conto, inoltre, delle ricadute di Quota 102 e Quota 103, che comunque vada sono risultate essere più contenute rispetto a quelle di Quota 100.
A ricevere una sonora bocciatura sono anche le misure per andare in pensione anticipatamente introdotte dal governo Draghi e, almeno per il 2023, da quello guidato da Giorgia Meloni. Misure che, non a caso, vengono considerate come temporanee. Nel Def viene ribadito che la rotta da seguire è quella del metodo contributivo. Parole rassicuranti, comunque, arrivano da Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, che ha assicurato che l’Italia supererà la Legge Fornero.
La spesa per le pensioni è salita del 7,1%
Il dossier elaborato sul Def dal Servizio Studi e dal Servizio Bilancio di Camera e Senato ha messo in evidenza che la spesa pensionistica, nel corso del 2023, salirà del 7,1% a 20,9 miliardi di euro, mentre lieviterà a 22,7 miliardi nel 2023 e a 10,2 miliardi nel 2025. Nel 2026 si attesterà a 10,9 miliardi. Complessivamente siamo di fronte ad una spesa complessiva per le pensioni pari a 65 miliardi di euro nell’arco di quattro anni, con una crescita media, nell’arco del prossimo triennio, pari al 4,4%.
Quota 100, che è stata operativa nel periodo compreso tra il 2019 ed il 2021, avrà un impatto prolungato nel corso degli anni successivi sull’andamento della spesa per le pensioni. Ancora oggi, infatti, risulta essere accessibile a quanti avevano maturato i requisiti, ma non avevano presentato la domanda alla fine del triennio: questa opportunità offerta ai lavoratori, costituisce una zavorra per i conti previdenziali. Nel Def si mette in evidenza che Quota 100 “favorendo una più rapida uscita dal mercato del lavoro ha comportato un aumento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati”. Il risultato che si è ottenuto è il seguente: l’accesso ai trattamenti pensionistici è risultato addirittura più elevato di quello della fase immediatamente precedente l’entrata in vigore della riforma Fornero nel 2011. Quella che abbiamo davanti, in estrema sintesi, è una nuova bocciatura o quasi.