ROMA (WSI) – Per l’Unione europea, e in particolare per l’ Eurozona, il prossimo grave problema dopo la Grecia potrebbe essere l’Irlanda. E non perchè il paese non abbia fatto i propri compiti, ma perchè li ha fatti fin troppo bene, e sulla pelle dei suoi cittadini. Dunque, così come è accaduto durante le elezioni del Portogallo e della Spagna, le prossime elezioni in Irlanda, attese proprio per quest’anno, potrebbero rendere difficile la formazione di un governo stabile.
E’ uno stesso articolo di Bloomberg a presentare la prossima sfida dell’euro e a confermare i timori degli investitori sull’esito del voto in Irlanda.
La coalizione di governo guidata dall’attuale primo ministro di centrodestra – del partito Fine Gael – Enda Kenny potrebbe perdere la maggioranza.
D’altronde, è vero che l’Irlanda è citata spesso come esempio di un paese dell’Eurozona che ce l’ha fatta a uscire dalla crisi. Ma è altrettando vero che la Tigre celtica è tornata protagonista grazie soprattutto all’austerity, che si è tradotta in tagli al welfare e in altre misure che hanno fatto storcere il naso a diversi elettori. Tanto che i sondaggi già indicano che sarà difficile per la coalizione di governo assicurarsi di nuovo la maggioranza, anche se non ci sono alternative chiare.
Finora, almeno sui mercati, sembra tutto tranquillo. Come riporta Bloomberg, il paese considerato “un modello di ripresa economica” da parte del numero uno della BCE Mario Draghi, continua a essere ben comprato, se si considera che i tassi sui bond irlandesi a 10 anni sono scesi questo mese sotto l’1%.
Ma banche e broker lanciano comunque l’allarme.
L’alta finanza teme soprattutto il successo del partito di opposizione Sinn Fein, guidato dal presidente Gerry Adams, che non ha mancato negli ultimi giorni di accusare il governo attuale per “la crisi senza precedenti degli homeless e per il caos negli ospedali”, sottolineando come i risultati di una ripresa economica siano solo sulla carta.
Questo, mentre i partiti più importanti dell’Irlanda stanno promettendo ai cittadini di smorzare l’austerità che fatto pagare al paese un caro prezzo per il mantenimento della sua sovranità. Detto questo, intervistato da Bloomberg Alan McQuaid, economista presso Merrion Capital, a Dublino, si è così espresso:
“L’ultima cosa di cui il paese ha bisogno ora è una confusione nella gestione della politica, che potrebbe mettere a rischio” tutto il lavoro fatto finora.
Ma da quando Kenny ha assunto il potere nelle ultime elezioni del 2011 – dopo che il paese venne costretto a ricorrere a un bailout internazionale proprio qualche mese prima – l’Irlanda ha riportato una ripresa economica di tutto rispetto, tuttavia non solo tuttavia con tagli alla spesa ma anche ‘grazie’ ad aumenti della pressione fiscale.
Il governo sta pagando dunque la rabbia dei cittadini.
Citando un sondaggio, il Sunday Business Post ha reso noto che il consenso a favore dell’alleanza tra il partito di Kenny Fine Gael e i laburisti è sceso di due punti percentuali, nel mese di gennaio, al 39%. E il punto, fa notare Philip O’Sullivan, economista presso Investec Plc a Dublino, è che per vincere un secondo mandato la coalizione dovrebbe assicurarsi almeno il 44% dei voti. (nel 2011 i due partiti vinsero le elezioni aggiudicandosi il 55% dei voti).
Il più grande partito di opposizione, Fianna Fail, rimane dietro Fine Gael di più di 10 punti in alcuni sondaggi. In realtà Fianna Fail potrebbe ottenere la maggioranza se decidesse di unire le sue forze a quelle del partito rivale Sinn Fein (in gaelico “Noi Stessi), il partito indipendista e nazionalista dell’Irlanda che ha avuto lunghi rapporti con l’Ira, in quanto ex ala politica del movimento.
Ma Fianna Fail ha escluso di allearsi con il movimento di sinistra. Rifiuto ricambiato a pieno.
Dal canto suo Sinn Féin, vista da molti come la Syriza irlandese, ha visto crescere negli ultimi anni la sua popolarità, fino a diventare oggi il quarto partito del paese. Secondo alcuni, ben presto potrebbe anche diventare il terzo partito, superando il Labour Party.
In un momento in cui la Commissione europea ribadisce che la crescita dell’Irlanda sarà la più forte nell’Eurozona anche quest’anno, le prossime elezioni rischiano di creare nuove incertezze sui mercati, proprio perchè in assenza di una coalizione il paese verserà molto probabilmente in una condizione di ingovernabilità.
Così a Bloomberg Jens Peter Sorensen, responsabile analista presso Danske Bank a Copenhagen:
“Le elezioni generali del sud dell’Europa (riferimento a Spagna e Portogallo) del 2015 si sono concluse con sorprese significative e con una situazione politica confusa. Le imminenti elezioni in Irlanda potrebbero produrre un risultato simile”, provocando a suo avviso una volatilità, sebbene “di breve termine” sui bond irlandesi.
Il caso del Portogallo parla chiaro. La scorsa settimana, i tassi sui bond a 10 anni sono saliti del 3%, a un livello superiore rispetto a quello delle elezioni di 80 punti base. L’Irlanda è il paese che paga di meno, tra i cosiddetti periferici dell’Eurozona, sul proprio debito. Tanto che nel mercato secondario i tassi decennali oscillano attorno all’1,04%, a valori che avvicinano l’Irlanda a paesi core come la Francia, più che a economie considerate più rischiose.