Per l’Istat l’iperinflazione a fine 2022 ha eroso il 3,7% del potere d’acquisto delle famiglie italiane
Oggi l’Istat ha reso noti i dati trimestrali sul reddito e il risparmio delle famiglie relativi al quarto trimestre dello scorso anno. L’evidenza più preoccupante riguarda il potere d’acquisto delle famiglie italiane, sceso del 3,7% a causa dell’inflazione che negli ultimi tre mesi del 2022 si è attestata in media sull’11,7%, toccando il 13,5% per i beni alimentari.
Nel dettaglio, il reddito delle famiglie è aumentato dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi finali sono cresciuti del 3%. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 5,3%, in diminuzione di 2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. A fronte di una variazione del 4,7% del deflatore implicito dei consumi, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 3,7% rispetto al trimestre precedente.
“La crescita del reddito disponibile delle famiglie, accompagnata da una crescita dei prezzi al consumo particolarmente forte nello stesso trimestre, ha comportato una significativa diminuzione del potere d’acquisto. La tenuta della spesa per consumi finali (+3% in termini nominali) si è quindi accompagnata ad una marcata flessione del tasso di risparmio”, ha così commentato l’istituto nazionale di statistica.
L’Istat ha reso noti anche i dati delle vendite al dettaglio di febbraio
Oggi l’Istat ha reso noti anche i dati delle vendite al dettaglio relativi al mese di febbraio 2023: sono scese dello 0,1% rispetto al mese precedente (-0,9% in volume) e, a livello merceologico, il calo congiunturale di febbraio ha riguardato, per la prima volta dopo cinque mesi, anche il valore dei beni alimentari (-0,3% in valore e -1,8% in volume), nonostante i prodotti non alimentari siano lievemente aumentati. Ma le vendite al dettaglio sono salite del 5,8% su base annua (ma scese del 3,5% in volume).
“Italiani affamati dal carovita! Nonostante l’inflazione alle stelle, rispetto a gennaio sono scese dello 0,3% persino le vendite alimentari, che in volume sono calate dell’1,8%. Su base tendenziale, poi, il divario tra dati alimentari in valore e in volume diventa addirittura abissale, da +7,9 a -4,9%, un gap di 12,8 punti percentuali, praticamente un precipizio” ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Secondo lo studio dell’associazione, le vendite alimentari in volume sono calate non solo su febbraio 2022, ma anche rispetto a febbraio 2021 (-6,5%), a febbraio 2020 (-11,7%) o 2019 (-4,4%).
“Insomma, gli italiani non hanno mai stretto così tanto la cinghia e sono a dieta forzata” ha concluso Dona.