Società

PER L’ ITALIA
IL RISCHIO
E’ LA CACCIATA DALL’EURO

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Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Chi conosce appena un po´ Bobo Maroni e gli altri ministri della Lega sa benissimo che l´idea di proporre l´uscita dall´euro e il ritorno alla lira non può essergli venuta durante un seminario di studi sulla situazione valutaria mondiale. E la stessa cosa si può dire (senza offesa per nessuno) per tutti gli altri che stanno soffiando sul fuoco di questa balzana proposta.

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Dietro, quindi, deve esserci qualcosa. E in effetti dietro c´è parecchio. Dietro c´è la condizioni pre-fallimentare di una grandissima quantità di aziende medio-piccole del Nord. Si tratta di imprese di dimensioni contenute e quindi non in grado di fare notizie sui giornali, ma questo non toglie che si trovino in condizioni davvero pessime. Al punto che, ormai, non vedono che in una forte svalutazione della moneta la loro unica possibilità di salvezza. E´ ovvio che questi soggetti stiano facendo pressioni sulle forze politiche per le quali hanno votato o che sentono comunque vicine per vedere di ottenere l´impossibile. E cioè il ritorno a una valuta gestita “razionalmente”, in modo da poter di quando in quando andare a svalutarsela.

E´ anche ovvio che non si tratta di gente così sciocca da non sapere che di svalutazione in svalutazione, poi il paese finisce nei guai. Ma qui si tratta di pura e semplice sopravvivenza. E quindi non si sta a ragionare tanto per il sottile. Una volta rimesse in sesto le aziende, si vedrà. Si può, ad esempio, vendere il tutto e ritirarsi al mare. E a quel punto al paese accada quello che deve accadere.
Insomma, dietro la proposta di ritorno alla lira c´è una piccola Italia disperata.

Ma non si tratta solo di questo. C´è anche un discreto movimento di opinione. Un movimento che tende a leggere tutti i voti contrari all´Europa (Francia e Olanda, ad esempio) come altrettanti voti contro l´euro. Poiché nessuno – dicono – organizza un referendum sull´euro, la gente approfitta di qualunque occasione per manifestare il proprio fastidio contro la moneta unica.

E´ difficile, naturalmente, dire se effettivamente le cose stanno così. O se la polemica contro l´euro non parta da settori che sono sempre stati (scioccamente) euroscettici.
Quello che si sa, e che si può dire, è che tutto questo parlare di abbandono dell´euro sta diventando molto pericoloso e che dietro l´angolo potrebbero anche esserci sorprese molto sgradite e di fatto letali per il nostro paese.

Mi spiego meglio. In questi giorni ho avuto l´occasione di sentire, riservatamente, il parere di alcuni importanti banchieri e broker della finanza europea che conta, e cioè quella dell´area Olanda-Germania. E, con mio stupore, ho trovato che nessuno di essi è scandalizzato da tutto questo discutere sull´abbandono dell´euro e sul ritorno a delle monete nazionali. Nella maggioranza dei casi ho trovato molta indifferenza. Espressa sinteticamente con tanti: «Facciano come credono». In qualche altro caso li ho trovati quasi interessati: «Se qualcuno, se qualche paese fra i più deboli e con i conti più in disordine, se ne vuole andare dall´euro, può anche accomodarsi. Per noi ci sarebbero solo dei vantaggi. Di fatto tutto questo per noi significherebbe il ritorno al marco (sia pure sotto altro nome). Significherebbe tornare a avere una politica valutaria robusta e solida».

In qualche caso è anche stata lanciata un´idea molto bizzarra, ma forse meno di quello che si pensi: «Un´altra soluzione potrebbe essere quella di fare un euro a doppio binario. Un euro, insomma, dei paesi forti e, intorno, un euro di quelli deboli, con meno vincoli e una politica più lasca».

Sono solo idee, per adesso. Non fatte proprie da alcun organismo ufficiale e, in qualche caso, anche di difficile praticabilità. Ma è importante notare che, a fronte dell´irritazione di una fascia di piccoli industriali nei confronti dell´euro, sta maturando nei circoli della finanza alta e forte del centro Europa una crescente irritazione nei confronti di paesi come l´Italia e, più in generale, nei confronti di un´opinione pubblica insofferente verso regole, paletti e comportamenti virtuosi.

La situazione, insomma, potrebbe diventare rapidamente pericolosa. Se infatti da una parte ci sono quelli che se ne vorrebbero andare dall´euro “da sotto”, cioè per tornare a una lira da svalutare subito (e massicciamente), dall´altra parte ci sono quelli che cominciano a essere stufi di dover condividere la stessa moneta con gente che ha solo voglia di andarsene per fare pasticci.

Potrebbe accadere, cioè, che dall´euro ci cacciano, sul serio. Sarebbe una conclusione ironica e paradossale per l´attuale movimento del “ritorno alla lira”. Ma sarebbe anche una tragedia per il paese.

L´eventuale ritorno alla lira (svalutata, ovviamente) avrebbe conseguenze pesantissime sulla nostra economia (basti pensare alle importazioni petrolifere) e, soprattutto, porterebbe a un immediato rialzo dei tassi di interesse (almeno 5 punti percentuali) e a un aumento della pressione fiscale di altrettanto per far fronte al maggior costo del servizio del debito pubblico (cioè al pagamento dei maggiori interessi). Con l´euro, insomma, è meglio non scherzare troppo. Se no, finisce che ci ritroviamo davvero con la vecchia liretta. Cioè all´inferno.