Il 62% delle startup fintech italiane riconosce l’importanza strategica dei criteri Environmental (ambiente), Social & Governance (ESG) e il 46% ne identifica un vantaggio competitivo “essenziale” sia per raccogliere fondi/capitali che per vendere prodotti o stringere accordi commerciali. Tuttavia, “solo” il 46% e il 31% realizzano rispettivamente politiche ambientali sostenibili/energetiche e di governance. Più attenzione viene posta al “tradizionale” fattore social (85%). È quanto emerge dalla ricerca “Startup fintech e orizzonte ESG”, realizzata da Excellence Consulting, in collaborazione con il programma dell’acceleratore fintech e insurtech Fin+Tech, presentata lo scorso settembre.
Molte fintech hanno un modello di business strutturato per perseguire obiettivi ESG (Environmental, Social e Governance), quali: inclusione finanziaria, investimenti sostenibili o green fintech. Di conseguenza, i consumatori, gli investitori, i dipendenti e gli altri stakeholder si aspettano che le fintech assumano un ruolo di guida nelle questioni ambientali e sociali, dal cambiamento climatico alla diversità, all’equità e all’inclusione. Ma per tenere il passo con le loro attese, una strategia ESG informale non è sufficiente. Occorre formalizzarla e dimostrare concretamente l’impegno della fintech in ambito ESG. Vediamo i vantaggi e svantaggi di questa mossa.
Pro e contro di una strategia ESG
Il primo freno all’implementazione di una strategia ESG formalizzata sono i costi legati al personale, ai controlli, ai KPI (Key Performance Indicator) e al reporting, che possono apparire proibitivi per una società fintech emergente. Tuttavia, proprio in questa fase i costi di implementazione sono relativamente contenuti rispetto a quelli di una società più strutturata e con processi più rigidi.
Uno studio di Deloitte, intitolato “Fintech, sustainability and ESG reporting: is now the time for fintechs to beome easly movers in adopting a formal ESG strategy?”, segnala poi il problema dello scetticismo sul valore dell’ESG per le fintech, che si illudono di avere già l’ESG nel loro Dna. Tuttavia, con le crescenti preoccupazioni legate al greenwashing (l’ambientalismo di facciata), il solo fatto di avere un modello di business incentrato sull’ESG potrebbe non essere più sufficiente a dimostrare la leadership o la responsabilità ESG aziendale.
Vi è poi una certa confusione sugli standard ESG: prima questi ultimi si sovrapponevano, ma i recenti sviluppi degli organismi di definizione degli standard globali hanno semplificato le cose.
Se da un lato ci sono dei costi associati all’investimento in una strategia ESG formale a livello aziendale, dall’altro ci sono dei chiari vantaggi. Una strategia ESG da un lato permette alle fintech di rispondere alle aspettative dei loro stakeholder, che hanno attese molto elevate in merito, non solo per quanto riguarda l’innovazione in settori come green fintech, ma anche per la leadership in materia di su questioni ambientali e sociali, dalla sostenibilità al cambiamento climatico, dalla diversità all’inclusione finanziaria.
Vi sono altresì dei benefici finanziari documentati associati a una strategia ESG integrata, come una migliore performance azionaria ed efficienza operativa, che diventano più pronunciati su orizzonti temporali più lunghi.
Inoltre, gli investitori prestano sempre più attenzione ai fattori ESG: gli investitori con oltre 17.000 miliardi di dollari di attività domiciliate negli Stati Uniti (pari a un terzo di tutti gli investimenti statunitensi) hanno adottato strategie di investimento sostenibile, riporta lo studio “ESG and financial performance”. Questi numeri ci dicono chiaramente che gli investitori con un capitale considerevole sono intenzionati a investire in aziende che hanno un impatto ambientale e sociale.
Infine, le fintech sono ben posizionate per capitalizzare i benefici derivanti dall’adozione precoce di una strategia ESG formale.
Paolo Gianturco, Business Operations & FinTech Leader di Deloitte, è convinto che “con il tempo, i vantaggi dimostrati dall’adozione di una strategia ESG formale e olistica saranno superiori ai rischi percepiti da molte organizzazioni. Aumentare la fiducia dei clienti, degli investitori e dei partner in ambito ESG può essere sufficiente a convincere alcuni CXO (Chief Experience Officer) e consigli di amministrazione a procedere con una strategia ESG formale”.
La strada verso la trasformazione ESG del
Secondo Deloitte, il percorso di trasformazione per implementare una strategia ESG formale a livello aziendale consiste in otto fasi, riassunte dallo schema sotto:
- comprensione dei rischi ESG;
- rendere l’ESG parte della strategia aziendale;
- istituire una governance dell’ESG;
- integrare l’ESG nell’enterprise risk management;
- raffinare operation, processi, dati e controlli;
- fornire una esperienza ESG-compliant;
- misurare i risultati e impegnarsi al loro miglioramento continuo;
- raccontare i progressi compiuti.
“Questo percorso fornisce un approccio completo che considera la strategia, la governance e la performance ESG nell’ambito dell’intera azienda, a partire dall’identificazione dei KPI in ambito ESG più rilevanti per l’impresa”, conclude Gianturco.