L’educazione finanziaria degli italiani resta scarsa, ma iniziamo a vedere dei miglioramenti: in una scala da 0 a 20 nel 2023 il punteggio medio è aumentato al 10,6 dal 10,2 del 2020. Inoltre, sono migliorati i comportamenti, al 4,6 dal 4,2 in una scala da 0 a 9; e dagli atteggiamenti in campo finanziario, passati al 2,3 dal 2,0 in una scala da 0 a 4. Lo certifica l’indagine triennale sull’alfabetizzazione finanziaria degli adulti in Italia condotta dalla Banca d’Italia. Quest’ultima ha altresì evidenziato in una recente ricerca che l’educazione finanziaria contribuisce all’inclusione sociale. Ecco come.
Il legame tra educazione finanziaria e inclusione sociale
Il tema è stato approfondito da Banca d’Italia nello studio “Challenges for financial inclusion: the role for financial education and new directions”, condotto da Magda Bianco, Daniela Marconi, Angela Romagnoli e Massimiliano Stacchini e pubblicato nell’ottobre 2022.
Lo studio, condotto su su 110 paesi utilizzando i dati della Banca Mondiale, ha evidenziato una relazione positiva tra le competenze digitali e l’alfabetizzazione finanziaria, intesa come il possesso almeno di un conto per effettuare pagamenti. Come spiega Banca d’Italia, ciò implica che la digitalizzazione finanziaria accresce il problema dell’educazione finanziaria.
Inoltre, la ricerca dimostra che la partecipazione alla vita economica, le conoscenze finanziarie e l’esistenza di strategie nazionali per l’educazione finanziaria sono positivamente correlate con l’inclusione finanziaria. Da cui passa anche l’inclusione sociale. La difficoltà di accesso ai servizi finanziari infatti può facilmente portare a una partecipazione sociale inferiore, a minori possibilità di innalzare le proprie conoscenze di economia e finanza e, alla lunga, maggiori rischi di finire al di sotto della soglia della povertà.
I gruppi a maggior rischio
Tra i gruppi a maggior rischio per l’educazione e inclusione finanziaria rientrano innanzitutto le donne, che hanno un livello di educazione finanziaria inferiore agli uomini del 10-20% e sono più facilmente vittime dell’ansia finanziaria, ossia si sentono a disagio nel prendere decisioni economiche, perché più consapevoli degli uomini di non saperne abbastanza. Inoltre, il rapporto D.i.Re 2021 basato sui dati raccolti nei centri antiviolenza certifica che il 33% delle donne che chiede aiuto è senza reddito e meno del 40% ha un reddito sicuro. Questa mancanza di autonomia economica genera un rapporto di dipendenza, frena la vittima a prendere ogni tipo di iniziativa e che culmina, spesso, in violenza psicologica prima e fisica poi. Può subentrare anche la violenza economica, ossia atti di controllo e monitoraggio del comportamento di una persona in termini di utilizzo e distribuzione di denaro, nonché la minaccia costante di negarle risorse economiche
Il 15% della popolazione mondiale (1,3 miliardi) è affetto da disabilità, rilevano le Nazioni Unite, che li definiscono “la minoranza più numerosa”. Ciononostante, le persone disabili sono ancora oggi largamente escluse dalla fruizione di servizi e prodotti finanziari, rileva una ricerca di Finance Watch, organizzazione che si occupa di analisi sulla regolamentazione finanziaria. Non è certo un caso che uno degli obiettivi sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sia il raggiungimento della piena cittadinanza economico-finanziaria.
I migranti sono un’altra categoria molto vulnerabile a livello economico e finanziario. I migranti spesso sono sprovvisti di conoscenze linguistiche e/o scolastiche, oltre che di nozioni economiche di base. In proposito, l’Ocse evidenzia che il successo dell’integrazione dei rifugiati e migranti dipende anche dal loro adattamento ai sistemi economici e finanziari dei Paesi ospitanti. Ciò include lo sviluppo di competenze finanziarie che consentano loro di comprendere il nuovo contesto finanziario e sociale, di prendere decisioni finanziarie adeguate e di partecipare attivamente alle attività economiche e finanziarie nei Paesi di accoglienza. In questo contesto, l’educazione finanziaria può contribuire alle politiche a lungo termine volte a facilitare l’integrazione di migranti e rifugiati. Vediamo ora qualche progetto concreto di inclusione che fa perno sull’educazione finanziaria.
I progetti di inclusione basati sull’educazione finanziaria
Donne
Donne al Quadrato (D2) è un progetto no-profit di alfabetizzazione finanziaria e inclusione sociale pensato da e per le donne dalla Global Thinking Foundation. Il progetto prevede che una task force di professioniste (commercialiste, avvocate, consulenti del lavoro, imprenditrici, psicologhe) a titolo volontario supporti altre donne nella gestione dei soldi, in modo da non delegare ad altri, prevenire la violenza economica, assumere un ruolo da protagoniste rispetto alle proprie scelte di vita.
Disabili
Sul fronte della disabilità, segnaliamo che Abi (Associazione Bancaria Italiana) ed Ens (Ente nazionale Sordi) lo scorso luglio hanno avviato un tavolo di confronto per migliorare l’accessibilità delle strutture, dei prodotti e dei servizi bancari per le persone con limitazioni uditive.
Nell’ambito dell’accordo, le due associazioni intendono inoltre promuovere iniziative culturali, informative, formative ed educative di carattere anche sperimentale. L’intesa prevede la fruizione individuale o collettiva dei materiali prodotti con formati accessibili, attraverso la realizzazione di strumenti divulgativi per promuovere l’educazione finanziaria e al risparmio ed economica mediante l’utilizzo di sistemi di comunicazione alternativi e di tecnologie per la traduzione simultanea.
Migranti
Un progetto molto interessante per l’educazione finanziaria dei migranti è “Welcom-ED. Le rotte del risparmio”. Si tratta di un percorso modulare a loro dedicato progettato dal Museo del Risparmio di Torino, che consta in 3 moduli da 2 ore ciascuno, realizzati attraverso metodologie didattiche interattive e multimediali. I moduli vertono su: risparmio e pianificazione; banca, prestiti e investimenti; diventare imprenditori.