Uomini e donne sono diversi e trattati in modo differente anche nella consulenza finanziaria. Lo rileva la ricerca “Donne e Denaro: una sfida per l’inclusione”, avviata da Banca Widiba in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presentata oggi presso la sede milanese dell’ateneo.
Lo studio ha messo in evidenza che i consulenti uomini hanno scelto più prodotti a bassa complessità per le clienti di sesso femminile, rispetto a quelli di sesso maschile. Invece le consulenti donne non hanno operato in modo differente nella scelta dei prodotti difronte a clienti uomini o donne.
Inoltre, i consulenti finanziari dedicano meno tempo alla giustificazione della scelta del portafoglio rispetto alle colleghe del gentil sesso. Queste ultime sembrano quindi avere maggiore consapevolezza della lacuna conoscitiva del genere femminile, e cercano di colmarla dando maggiori informazioni.
Secondo lo studio, il diverso atteggiamento verso le donne dei consulenti finanziari dimostra che questi ultimi sono influenzati, in maniera inconsapevole, dagli stereotipi di genere nello svolgimento della loro attività di consulenza.
Donne e denaro: il gender gap finanziario
Secondo un’indagine di Banca d’Italia del 2020, condotta prima dello scoppio della pandemia da coronavirus, il reddito personale da gestire influisce sulle conoscenze finanziarie: le casalinghe e le pensionate sono i sottogruppi più impreparati sul tema, mentre le lavoratrici autonome risultano più preparate degli omologhi uomini. In generale, l’alfabetizzazione finanziaria degli uomini è superiore a quella delle donne, penalizzate in particolare sul fronte delle conoscenze, se residenti al sud e nelle isole e se meno istruite. Un’analisi di regressione ha dimostrato la significatività del genere per le conoscenze e il punteggio complessivo di alfabetizzazione.
Dalla parte qualitativa dello studio di Banca Widiba e dell’università Cattolica emerge che per gli uomini il denaro è associato al prestigio sociale, al potere e al successo, mentre per le donne è uno strumento utile principalmente per realizzare progetti di vita e raggiungere obiettivi affettivo-relazionali.
Quasi 1 donna su 3 non ha una fonte di reddito (per gli uomini la proporzione è 1 su 5), mentre le donne che hanno una fonte integrativa di reddito sono la metà rispetto agli uomini.
Inoltre, quasi 1 donna su 3 percepisce come insufficienti le proprie conoscenze in ambito finanziario, a parità di educazione finanziaria ricevuta in famiglia, che risulta omogenea con quella degli uomini. L’insicurezza delle donne riguardo le proprie conoscenze non è scalfita dal titolo di studio: tra le donne che hanno intrapreso studi economici solo la metà ha infatti esperienza in investimenti finanziari.
Inoltre, le donne sono più restie a investire e sono più prudenti: circa il 50% non prenderebbe alcun rischio contro il 35% degli uomini. In proposito, ricordiamo uno studio della fintech inglese dal cuore italiano Moneyfarm, secondo cui il 40,1% delle donne ha un profilo di rischio prudente (tra 1 e 3) contro il 24,2% degli uomini.
Dallo studio di Banca Widiba e Università Cattolica emerge anche che le donne rispetto agli uomini cercano meno frequentemente consigli finanziari attraverso canali professionali, attivando invece in misura maggiore canali informali come amici e parenti.
Luoghi comuni e denaro
Gli italiani non percepiscono uno stereotipo negativo sulla competenza delle donne in merito al denaro, ritenendo che entrambi i sessi siano ugualmente capaci di gestire il loro denaro. Emergono invece altri due luoghi comuni di genere legati al denaro, confermando quanto emerso nella fase qualitativa: il primo è che le donne sono motivate a guadagnare principalmente per realizzare un progetto di vita familiare e relazionale, mentre i soldi non sono importanti per realizzare e valorizzare la propria identità; il secondo è che queste credenze stereotipiche risultano essere associate a una peggiore performance delle donne nei confronti del denaro. Riassumendo: meno soldi e gestiti peggio.
Il secondo studio sperimentale realizzato sulle donne lavoratrici dimostra gli effetti degli stereotipi di genere sugli atteggiamenti delle donne nei confronti del mondo della finanza. Dai dati emerge che le donne che esposte alle credenze contro-stereotipiche si avvicinano al mondo finanziario coltivando atteggiamenti positivi nei confronti dei mercati finanziari e valutando le loro competenze come migliori. Questo dimostra che sono proprio gli stereotipi a influenzare e a deviare le valutazioni e, conseguentemente, i comportamenti delle donne.
Claudia Manzi, Ordinaria di Psicologia Sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifica del progetto, ha commentato: “Le forme del divario tra uomini e donne in Italia si diramano in molte direzioni. Molto spesso ci occupiamo di stereotipi legati alle scelte lavorative, ai percorsi di carriera. Con questa ricerca siamo andati al cuore di un altro importante, ma forse trascurato, ambito: quello della gestione del denaro e dei risparmi. Lo studio ci restituisce per la prima volta dei dati rappresentativi sul nostro territorio in grado di fornirci la misura di questo divario: le donne hanno meno soldi e quelli che hanno li gestiscono meno efficacemente. Non è un problema di sottovalutazione delle proprie capacità, come inizialmente ci aspettavamo, ma sono alcune credenze stereotipiche che creano la distanza tra le donne e il denaro. Questa ricerca ci mostra ancora una volta che il cambiamento culturale è uno dei fattori più importanti per promuovere la parità tra uomini e donne.”
Marco Marazia, direttore generale di Banca Widiba, ha concluso: “La fotografia che ci restituisce la ricerca mostra un gap relativo al rapporto col denaro ancora da colmare fra uomini e donne nel nostro Paese. A partire da questa evidenza, la industry finanziaria può svolgere un ruolo da protagonista nel farsi promotrice dell’abbattimento degli stereotipi legati al genere, anche grazie alla capacità di fare sistema insieme a tutti gli attori coinvolti, da chi si occupa costantemente di supportare l’educazione finanziaria al mondo della ricerca scientifica.”