Economia

Perché i conti di Renzi non tornano

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NEW YORK (WSI) – C’è un’altra mina pronta a esplodere nei conti pubblici. “La presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza ha certificato quello che il premier Matteo Renzi andava dicendo da qualche settimana: abbiamo un margine della “mitologica flessibilità” sui conti pubblici dell’1% di Pil, cioè di circa 17 miliardi di euro.

È quanto scrive il consulente di investimenti Mario Seminerio sul suo blog e sul Fatto quotidiano, in cui specifica che “sinora si è ipotizzato che la Commissione Ue fosse preventivamente informata dell’entità dello sconto ma, visto il modo in cui è aggiornato il DEF, è lecito nutrire qualche dubbio ed altrettanti timori circa l’accoglimento delle nostre richieste”.

Nel frattempo, si legge ancora “il nostro governo richiede una posizione fiscale esplicitamente espansiva, con deficit strutturale, cioè corretto per il ciclo economico, che nel 2016 si allarga allo 0,7% di Pil, e l’avanzo primario viene corrispondentemente eroso. L’esecutivo inoltre scommette sulla reflazione, visto che prevede per il prossimo anno un’inflazione all’1% che, pur non elevata in senso assoluto, si confronta con forti pressioni disinflazionistiche globali, che rendono la strada in salita”.

“La coerenza non appare la maggior cifra stilistica di questo esecutivo” accusa Seminario, aggiungendo che la realtà è ben altra. “Il governo ha ottenuto lo scorso anno un confortevole deficit aggiuntivo di 11 miliardi di euro, col quale concorrere a finanziare il bonus 80 euro, la decontribuzione sui nuovi assunti e gli sgravi Irap, ed ha messo una mina sotto i conti pubblici italiani con nuove clausole di salvaguardia, che oggi Renzi finge di non riconoscere come sue per tre quarti dell’importo da disinnescare nel 2016″.

Renzi, sempre secondo il portfolio manager, “sta giocando pericolosamente d’azzardo, ed è ormai evidente che tenta di coprire deficit con altro deficit, da un anno all’altro”. Basterà una congiuntura economica sfavorevole o un atteggiamento ostile della Commissione Ue, “per metterci in guai molto seri“.