Il Pnrr si è arenato. L’impressione, dopo le ultime notizie emerse sul caso, è questa. E anche l’intervento della Corte dei Conti rischia di rallentare ulteriormente l’erogazione dei fondi europei, già di per sé complicata da un quadro macroeconomico decisamente angusto.
Vediamo tutto nell’analisi.
I soldi del Pnrr spesi finora
In particolare, fino ad oggi l’Italia ha speso solo il 6% dei fondi ricevuti: sui 191 miliardi e mezzo del Pnrr, alla fine del 2022 l’Italia ne ha spesi solo 23.
E così il Bel Paese rischia di veder sfumare una parte dei circa 200 miliardi concessi dall’Unione europea con il Piano di recupero e resilienza.
Per il rilancio del Paese si tratta di un’occasione unica, ma burocrazia e deficit di infrastrutture e di personale tecnico adeguato ostacolano le possibili soluzioni, col rischio di non riuscire a usare i fondi, sprecando così un’opportunità storica.
Quali sono i progetti a rischio
Uno degli esempi è quello degli asili nidi, che una volta realizzati hanno bisogno del personale, la cui spesa è a carico del bilancio dello Stato o degli Enti locali.
Altro esempio è quello della “Case Comunità“, con il rischio di realizzarle e di non poterle far funzionare per mancanza del personale, in primis, quello medico.
Stessa problematica si pone per gli Ospedali di comunità. Difficoltà ci sono anche sul contrasto di alluvioni, ma anche sull’attuazione dell’alta velocità.
Le cause dei rallentamenti sui progetti del Pnrr
Un’analisi delle difficoltà attuative registrate nell’attuazione del Piano sono riconducibili al conflitto armato in Ucraina.
L’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e le diffuse difficoltà di approvvigionamento delle stesse hanno prodotto una serie di effetti negativi sull’economia e sui contratti pubblici, con inevitabili riflessi sui prezzari utilizzati dalle stazioni appaltanti per stabilire gli importi da porre a base d’asta nelle gare per l’affidamento delle prestazioni.
L’attuazione del Piano ha risentito, inoltre, degli squilibri registrati sul mercato del lavoro e dei limiti nella capacità amministrativa dei soggetti attuatori nonché dell’elevata frammentazione degli interventi. Le principali criticità riscontrate nell’attuazione sono state classificate in macro-categorie riconducibili a fattori esterni di tipo oggettivo, quali l’aumento dei costi o l’interruzione delle forniture, a debolezze strutturali del sistema economico e a difficoltà normative, amministrative e gestionali.
Il no della Corte dei Conti
L’Associazione dei magistrati della Corte dei conti “ribadisce la netta contrarietà alle due norme che sottraggono al controllo concomitante della Corte dei conti i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prorogano l’esclusione della responsabilità amministrativa per condotte commissive gravemente colpose, tenute da soggetti sia pubblici che privati, riducendo di fatto la tutela della finanza pubblica“.
È quanto si legge in una nota diffusa dai magistrati contabili dopo l’assemblea straordinaria convocata dall’associazione in vista dell’approvazione degli emendamenti inseriti dal governo nel dl P.a.
La risposta del Governo e gli elementi di debolezza del Pnrr
L’esecutivo, con il ministro Fitto in prima linea, è a lavoro per riuscire a impiegare tutti i fondi del Pnrr tramite una rimodulazione complessiva del piano entro agosto 2023.
Nella Relazione semestrale al Parlamento ci sono 120 capitoli di spesa che presentano «elementi di debolezza» circa il 10% del totale mostrano un maggior grado di debolezza.
E Giorgia Meloni, da par suo, difende la stretta sulla Corte dei Conti inserita nel decreto sulla pubblica amministrazione all’esame della Camera: “Sommessamente osservo che facciamo quello che ha fatto il precedente governo“.
L’Europa incalza il governo
Anche da Bruxelles arrivano segnali di preoccupazione, a lanciarli è Paolo Gentiloni, esponente italiano della Commissione Europea: “Dobbiamo lavorare presto e bene e dobbiamo ricevere una proposta di rimodulazione generale del Pnrr italiano il prima possibile“.
“È chiaro che da parte della Commissione europea c’è il massimo della flessibilità possibile, non solo per buona creanza ma per evitare soprattutto in Paesi con piani importanti che non ci siano ritardi eccessivi: questo è nel nostro interesse“, ha sottolineato ancora Gentiloni, evidenziando quanto Bruxelles resti comunque disponibile a risolvere positivamente tutte le criticità.
Nuovi controlli da Bruxelles
Ora sul Pnrr italiano avanza anche l'”ombra” dell’Antifrode UE. In particolare l’Agenzia antifrode dell’Unione europea ha dato il via a una serie di indagini sulla gestione dei fondi dei Piani nazionali di ripresa e resilienza da parte di alcuni Paesi europei. Al momento, tuttavia, non sono stati forniti dettagli particolari su quali siano gli Stati membri attenzionati.