Il peso argentino è sceso a un nuovo minimo di tutti i tempi martedì con il governo del presidente Mauricio Macri che non riesce a rassicurare i mercati e instillare fiducia nella valuta che ha registrato sinora la peggiore prova dell’anno tra i mercati emergenti.
Dopo le due crisi valutarie che hanno colpito la terza più grande economia dell’America Latina lo scorso anno, il peso argentino continua a essere sotto pressione. La divisa ha perso il 51% del suo valore nel 2018 e quest’anno ha ceduto più del 10%.
Mercoledì scorso il peso argentino si è deprezzato di quasi il 3% sul mercato dei cambi, portando la svalutazione da inizio anno al 13,5% rispetto al dollaro. In un contesto di volatilità monetaria nei paesi emergenti, il biglietto verde era scambiato contro 44,92 peso, un massimo assoluto. Oggi vale 43,37 peso sui mercati (con il massimo di giornata testato a 43,50).
Inflazione fuori controllo: Macri non riesce a instillare fiducia nel peso argentino
L’economia argentina è piombata in una fase di recessione (-2,6% nel 2018), con l’inflazione che negli ultimi 12 mesi ha superato il 50%, la povertà aumenta e colpisce il 31% dei 44 milioni di argentini. Il surriscaldamento dell’inflazione ha spinto la banca centrale a imporre una stretta monetaria a marzo e in tutto questo il peso argentino ha visto il suo valore dimezzato l’anno scorso dopo che una crisi valutaria ha costretto il governo ha chiedere un pacchetto di aiuti record all’FMI.
Le mosse delle autorità bancarie centrali per disinnescare un’inflazione più alta del previsto hanno alimentato la volatilità nel mercato valutario, con il peso che è tornato a cedere terreno dopo esseri rafforzato leggermente nel finale di 2018.
Per uscire dalla crisi l’anno scorso il presidente Macri ha cercato e ottenuto l’aiuto del Fondo monetario internazionale. Per stabilizzare un’economia nel bel mezzo di una crisi valutaria, il fondo ha erogato una somma record. Si parla di un prestito da 57 miliardi di dollari in tre anni e ha richiesto un taglio della spesa pubblica per ridurre un preoccupante deficit di bilancio.