In una sfida fra Joe Biden (77 anni) e Bernie Sanders (78), la candidatura alle primarie democratiche del 38enne Pete Buttigieg sembra innanzitutto l’unica possibilità concreta di contrapporre un volto giovane nella sfida presidenziale contro Donald Trump (73). Non è certo solo una questione di età: Buttigieg propone un programma più moderato rispetto a Sanders, mentre a confronto con Biden, che gli è più vicino politicamente, può incarnare l’ideale di rinnovamento con maggiore facilità. Biden, del resto, è al terzo tentativo in una battaglia alle primarie ed è già stato vicepresidente lungo tutta l’amministrazione Obama. In Iowa l’appeal dell’ “usato sicuro” non è bastato a Biden: con il 26,2% dei consensi, Buttigieg ha portato a casa il miglior risultato nella prima tornata delle primarie. Sanders, con il 26,1% si è inserito subito dietro. Fino a poche settimane fa i sondaggi a livello nazionale vedevano Buttigieg come un candidato di seconda fila, ben dietro a Biden, Sanders ed Elizabeth Warren. La vittoria in Iowa ha però destato una grande attenzione intorno alla sua figura, animando le speranze di poter andare lontano. Secondo i sondaggi Morning Consult pubblicati il 6 febbraio, il consenso intorno a Biden ha ceduto ben 5 punti dopo la disfatta Iowa, gli stessi 5 punti che, di converso ha guadagnato Buttigieg. (Nel grafico in basso i risultati attuali).
Buttigieg, la storia
Pete Buttigieg si definisce orgogliosamente “religioso, omosessuale e giovane”: tre aspetti strettamente legati alla sua persona più che alle idee politiche. La rivendicazione delle sue tendenze sessuali non è un fatto di poco conto se si considera che è la prima volta che un candidato presidente afferma apertamente la propria omosessualità. La biografia di Buttigieg, poi, svela una certa intraprendenza nel precoce avvio alla carriera istituzionale. Nel 2011, quando aveva 29 anni, Buttigieg diventò sindaco della sua città natale, South Bend (Indiana), conquistando il titolo di sindaco Usa più giovane per un comune sopra i 100mila abitanti. Resterà in carica per due mandati, fino al 2018. In precedenza, Buttigieg si era laureato ad Harvard e alla Oxford University in storia e letteratura, per poi iniziare a lavorare nella prestigiosa società di consulenza McKinsey. Dal 2009 al 2017, inoltre, è stato ufficiale di marina presso la United States Navy Reserve, con un’esperienza di sette mesi sul terreno dell’Afghanistan nel 2014 (che lo allontanò temporaneamente dal suo incarico politico a South Bend).
Il programma di Buttigieg
Sotto il profilo della lotta alle diseguaglianze, il programma di Buttigieg non si discosta molto da quello proposto da Joe Biden. Come quest’ultimo, la promessa è quella di un innalzamento del salario minimo orario a 15 dollari e di un rafforzamento del ruolo dei sindacati. Rispetto agli altri candidati, quello di Buttigieg è un programma che offre un grado di dettaglio superiore: viene ad esempio specificato che saranno affidate più garanzie ai gig worker (lavoratori spesso dimenticati dalle tutele del lavoro tradizionale); oppure che verranno imposte “forti” sanzioni alle società che tentano di influenzare le elezioni sindacali. Rispetto al programma di stampo “socialista” di Sanders, emergono differenze sostanziali nell’ipotesi di tassare in modo più severo i redditi (delle persone fisiche) più elevati (elemento mancante nel programma di Buttigieg).
Sul piano economico la proposta più dirompente di Buttigieg consiste nel creare un sistema sanitario non già universale come quello proposto da Sanders, bensì un programma di medicare pubblico a buon mercato per chi intende aderirvi. “Il piano Medicare for All Who Want It avrà un costo di circa 1.500 miliardi di dollari in 10 anni. Sarà pagato annullando i tagli alle tasse sui redditi delle società adottato da Trump, che genererà 1.400 miliardi di entrate, e il resto dai risparmi sui costi che derivano dal conferire al governo federale il potere di negoziare i prezzi dei farmaci con le aziende farmaceutiche”. Secondo Buttigieg creare un’alternativa pubblica low cost contribuirà a far scendere i prezzi delle assicurazioni sanitarie private. E’ facile prevedere che Wall Street non apprezzerebbe il ritorno a una tassa sui redditi corporate al 35% dall’attuale 21%.
In materia di politica estera le differenze con gli altri candidati democratici sono sottili. Anche Buttigieg è favorevole al rientro nell’Accordo sul nucleare raggiunto con l’Iran (da cui l’amministrazione Trump si è ritirata) con l’obiettivo di disincentivare la proliferazione di armi nucleari. Dura anche la visione nei confronti della Russia, definita come “avversario” nonché “esempio lampante di ciò che accade quando un paese tenta di fondare il capitalismo senza democrazia”. Vale a dire una nazione intrisa di “nazionalismo, xenofobia, omofobia e repressione della stampa” ha affermato Buttigieg. L’atteggiamento verso la Cina e le sue pratiche antidemocratiche no è meno risoluto anche se la via della guerra commerciale non viene considerata assolutamente come quella da percorrere: “Non basterà ridurre le relazioni della Cina con una lotta commerciale, come se fosse il saldo tra esportazioni e importazioni di lavastoviglie ciò che conta di più… Affrontare la sfida della Cina significa mantenere investimenti in un esercito in grado di scoraggiare l’aggressività e l’avventurismo”.