I mercati petroliferi globali rimangono in bilico, sospesi tra la speranza e l’incertezza, mentre i principali produttori di petrolio del mondo stanno considerando ulteriori tagli all’offerta. Questo scenario si verifica mentre crescono le attese che la Federal Reserve degli Stati Uniti possa mantenere i tassi di interesse invariati, nel tentativo di sostenere l’economia statunitense. Questo delicato equilibrio ha mantenuto i prezzi del petrolio in uno stato di relativa stabilità, anche se gli esperti avvertono che le sfide potrebbero emergere presto.
Al momento, i futures del greggio Brent per novembre sono saliti a 88,60 dollari al barile, mentre i futures del greggio US West Texas Intermediate (WTI) di ottobre hanno registrato un modesto aumento, toccando i 85,57 dollari al barile. Entrambi i contratti avevano chiuso la scorsa settimana al loro livello più alto in oltre sei mesi, un risultato impressionante dopo due settimane consecutive di perdite.
La corsa dei prezzi del petrolio alimentata da tagli globali e la minaccia dell’espansione petrolifera negli USA
Gran parte di questa spinta nei prezzi è stata alimentata dalle crescenti aspettative di ulteriori tagli alle forniture da parte dei giganti petroliferi come la Russia e l’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita, in particolare, prorogherà il suo taglio volontario di 1 milione di barili al giorno a ottobre. Nonostante le precedenti affermazioni dell’Arabia Saudita sull’estensione dei tagli, gli annunci sono generalmente effettuati prima della pubblicazione dei prezzi di vendita ufficiali, che avvengono solitamente nella prima settimana del mese.
La Russia, d’altra parte, ha già dichiarato tagli alle esportazioni per settembre, riducendo l’offerta di 300.000 barili al giorno, a cui si sono aggiunti tagli di 500.000 barili al giorno ad agosto. Questi movimenti sono stati coordinati con gli altri membri dell’OPEC+, e si attende un annuncio ufficiale che dettaglierà ulteriori tagli nei prossimi giorni.
Tuttavia, mentre questi tagli all’offerta potrebbero mantenere i prezzi del petrolio in una posizione relativamente stabile, c’è un fattore che potrebbe mettere a rischio questa stabilità: l’aumento costante della produzione petrolifera negli Stati Uniti. Questo potrebbe limitare ulteriori aumenti significativi dei prezzi, poiché una maggiore produzione da parte degli Stati Uniti potrebbe compensare i tagli effettuati da altri produttori.
Tendenze economiche contrastanti: crescita dell’occupazione negli USA e segnali positivi dalla Cina
Nel contesto statunitense, la crescita dell’occupazione ha registrato un aumento in agosto, ma il tasso di disoccupazione è salito al 3,8%, e gli aumenti salariali si sono moderati. Questi fattori suggeriscono che il mercato del lavoro potrebbe essere in una fase di raffreddamento, e in risposta a ciò, ci sono crescenti aspettative che la Federal Reserve possa scegliere di non aumentare ulteriormente i tassi di interesse questo mese, al fine di sostenere l’economia in un momento di incertezza.
Al di là dei confini degli Stati Uniti, la Cina, il più grande importatore di petrolio al mondo, ha offerto una nota positiva con l’inaspettato ampliamento dell’attività manifatturiera ad agosto. Questo segnale di vitalità nel settore manifatturiero ha attenuato alcune delle preoccupazioni sulla salute economica cinese, specialmente alla luce delle difficoltà del settore immobiliare. Pechino ha reagito con misure di sostegno economico, tra cui tagli dei tassi di deposito in alcune delle più grandi banche statali e un allentamento delle regole sui prestiti per gli acquirenti di case.